A scuola sotto l’albero. Dal parco Noce Nero idee per un nuovo futuro scolastico

di Sara Lucano *

Si può educare all’aperto? Un progetto outdoor sperimentale ha visto la collaborazione del Comune di Reggio Emilia, Officina Educativa, Fondazione Reggio Children e dell’architetto Francesco Bombardi, che hanno lavorato coralmente all’attuazione di strumenti pensati appositamente per educare all’aperto.

Il cielo, il sole ed il vento sono i primi elementi fondamentali per la realizzazione del progetto educativo outdoor al parco Noce Nero, all’interno della scuola primaria Marco Polo (Istituto Comprensivo Pertini 2): è stato costruito un grande disco giallo attorno ad un albero secolare che non solo con la sua chioma può regalare una zona di comfort, ma può consentire ai più grandi ed ai più piccoli di lavorare insieme in sicurezza.

Ora, ad oltre un anno dalla creazione, nascono in noi domande e curiosità cui solo chi è stato a contatto con questo tipo di progettualità ed esperienza può rispondere, perciò a riflettere insieme a noi c’è Federica Gatti, insegnante della scuola primaria Marco Polo.

Dopo un anno insieme al grande albero ed il suo disco giallo, leggiamo tutta la positività ricavata da questo progetto...

“Siamo partiti dall’emergenza sanitaria per innovare la didattica e la collaborazione con il Comune è stata fondamentale per far sì che tutto ciò si realizzasse. 

L’impronta progettuale del contesto non è nata solo dall’obbligo del distanziamento sociale, ma dalla concezione che uno spazio flessibile sia in grado di alimentare apprendimenti e stili collaborativi differenti”.

Cosa si intende per “educazione outdoor”, come ha inciso sulla didattica?

“Partendo dalle Indicazioni Nazionali e dalle nuove Linee Guida in cui si parla di fare laboratoriale, mettere al centro l’esperienza, superare l’immagine di aula come spazio chiuso ed obbligato per approdare verso architetture più flessibili,  abbiamo proposto attività che tenessero conto del curricolo scolastico delle varie classi,  con uno sguardo nuovo, curioso e nello stesso tempo consapevole del difficile equilibrio da mantenere tra le diverse metodologie didattiche. 

L’esperienza della natura cresce con l’esercizio, non in un ambiente chiuso.

Gli architetti, oltre ad aver creato contesti architettonici innovativi, aggreganti, senza barriere, ci hanno accompagnato, insieme alle educatrici, per tutto l’anno scolastico in questa esperienza educativa”. 

E com’è andata con la didattica a distanza?

“Anche nel periodo di DAD, abbiamo cercato di mantenere una continuità, perché digitale e naturale sono funzionali e diventati entrambi strumenti della nostra didattica. 

Certo, dietro ad uno schermo, non può esserci l’emozione dell’incanto, ma una volta che l’adulto ha “provato” a connettersi con la natura, continuerà a proporlo ai bambini, perché l’esperienza in natura rigenera attenzione, concentrazione, affina capacità motorie, stimola la creatività, l’immaginazione…e di esperienze simili ne abbiamo tutti bisogno”.

Così, la sperimentazione di attività all’aperto si conclude lasciando a scuola un nuovo paio di occhiali per guardare verso la didattica. La voglia di proporre nuovi mondi, che vadano aldilà di uno schermo che abbiamo conosciuto fin troppo bene nel 2020, non si esaurisce negli adulti, ma si riflette nei bambini.

* Sara Lucano è una cittadina che partecipa alla “Redazione Aperta” di Quaderno, il blog di ‘Quartiere bene comune‘.

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