Nomi, cognomi e soprannomi

Un viaggio tra storia antica e gli scutmâj, i soprannomi di Reggio Emilia nel quartiere San Prospero Strinati

All’inizio del Medioevo, i cognomi non esistevano. La loro comparsa è databile al 1000. Prima c’erano soltanto il nome, legato alla tradizione cristiana o comunque latina e, successivamente, anche di origine longobarda o comunque nordica. Furono i nobili ad avere i primi cognomi, quasi setnpre patronimici (Di Rolando, Di Ruggero ecc.) oppure riferiti al loro feudo: Da Sesso, Da Correggio ecc.; per gli altri, per il popolo, c’era il soprannome, lo scutmâj in dialèt arzân.

Questo veniva appioppato alle persone in base ad una loro caratteristica fisica, ad un modo di comportamento abituale, al mestiere esercitato o ad altre note distintive: Gob (Gobbi), Ganasa (Ganassi), Barel (Barili), poi Munari, Calzolari, Muti, Tinti ecc.

È certo che quando il soprannome era azzeccato assurgeva quasi ad un’espressione d’arte. Solitamente il soprannome era breve, essenziale, chiaro e alla portata di tutti.

Questi soprannomi erano detti, in dialetto, scutmâj . Le ipotesi sull’origine di questa parola ce le spiegano Luigi Ferrari e Luciano Serra nel loro Vocabolario del dialetto reggiano. Oltre che dal tedesco sottname (= nome dato per derisione o burla) si penserebbe anche al latino “excutere malia” (= esorcizzare incantesimi) oppure “excutere mala” (= respingere le forze del male) o infine “scutum in mallo” (= scudo portato nelle assemblee pubbliche).

Però è soprattutto fra i contadini che si diffondono questi appellativi. Oltre poi che “ad personam” lo scutmâj, per estensione, passò alla famiglia, fino a diventare un cognome vero e proprio.

Trascriviamo, qui di seguito, i soprannomi “ad familiam” della zona di San Prospero Strinati, ancora in parte riscontrabili anche se vanno facendosi sempre più rari. Lo scutmâj di un cognome non è necessariamente uguale in tutte le zone e lo stesso cognome può avere soprannomi diversi. Qualcuno è poi un secondo cognome quasi sempre di origine materna.

Bagnacani: Zafèrri
Beneventi: Becalòva
Bertolini: Bisòun
Cabassi: Ferlèra
Capiluppi: Galliàs
Casoli: Pulisèin
Chiossi: Rôda
Cocconcelli: Pretèin
Corradini: Moretèin
De Pietri: Tonèl
Ferrari: Bighètt
Ferrari: Canvaröl
Ferroni: Zvanèin
Gianferrari: Bacilàn
Iori: Ripièg
Menozzi: Desdôt
Reverberi: Sachìn
Ruozi: Nin ‘d Pol
Salsi: Gadàn
Schiatti: Puìn
Vecchi: Germàn
Vecchi: Mès ‘c
Viani: Bertòca
Zaniboni: Giubìn

Sempre parlando di S. Prospero Strinati chi non ricorda poi:

Biboia (Miglioli Franco)
Madunèina (Baldi Giuseppe)
Céch (Soragni Enzo)
Sbafi (Ligabue Alfio)
Putèlo (Rigattieri Stanislao)
Néno (Gaddi Ernesto)
Fuleina (Olivetti Bruno)
Tarablòun (Formentini Dorino)
Fumana (Miglioli Fernando)
Sòregh (Rodolfi Bruno)
Bigiôla (Bonacini Giulia)
Céno (Schiatti Ezio)

Per quanto concerne i cognomi, diremo che fra quelli comuni, ancora esistenti, i più antichi registrati a S. Prospero sono: Bazzani (1194), Montanari (1155), Munari e Bertoldi (1315), Ruspaggiari e Magati (1458).

Sono poi giunti fino a noi alcuni cognomi che gli storici hanno definito “nobili“, riscontrabili a S. Prospero, come Corradini, Friggeri, Montanari e Zanichelli.

Sui nomi invece faremo soltanto alcune considerazioni su quello che i nostri antenati, soprattutto nella nostra parrocchia, hanno sempre privilegiato: Prospero. Già nel 1535, quando il borgo si chiamava soltanto “Strinati”, si registrano 3 nomi del nostro Santo Patrono. Alla fine del 1700 erano 30, mentre il censimento del 1861 ne contò ancora 29. Dai rilievi effettuati all’inizio del 1994, con la popolazione triplicata, sono rimasti soltanto due Prospero.

>Tratto dal volume di Luciano Casi, “San Prospero Strinati: storia e cronaca di una comunità”, Reggio Emilia, 1996, Nuova Futurgraf

Foto di copertina: San Prospero Strinati, strada principale (anni ’60) @Biblioteca Panizzi-Reggio Emilia

>Leggi anche:
Perché il quartiere San Prospero si chiama “Strinati”

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