Riattivare spazi con i cittadini

Gli strumenti di partecipazione pubblica per gli usi temporanei di Reggio Emilia al Master U-Rise

Quali strumenti di partecipazione favoriscono il protagonismo delle cittadine e dei cittadini? Quali strumenti e metodologie occorre usare per rendere i processi e gli incontri partecipati più coinvolgenti? Quali strumenti sono più efficaci per ingaggiare le persone nella riattivazione di spazi inutilizzati e beni dismessi?

Sono queste alcune delle domande che abbiamo affrontato a lezione con le allieve e gli allievi di U-rise, Master in rigenerazione urbana e innovazione sociale dello IUAV di Venezia, e con Lucio Rubini, co-coordinatore del Master, nel secondo giorno del modulo dedicato alle metodologie di partecipazione pubblica.

Abbiamo condiviso il lavoro che stiamo sperimentando sui riusi temporanei a Reggio Emilia – da Villa Levi al Mauriziano, dalla Reggia di Rivalta al Giardino di Gabrina, sino a Parco del Legno – e abbiamo approfondito uno ad uno gli strumenti usati e sviluppati negli ultimi due anni e mezzo di processi: l’indagine online in pieno Covid – Reggio come va? – la mappatura degli attori, gli Atlanti di Quartiere, i focus group online, i laboratori di coprogettazione in presenza attivati con l’open space technology e il world cafè, la co-programmazione delle iniziative con calendari collaborativi, gli accordi con i cittadini e i bilanci trasparenti, i model canvas per il monitoraggio condiviso di esiti e impatti dei riusi.

Ripensando alle tappe di questi spazi e ai processi ancora in fieri – tutti molto complessi e stimolanti e non privi di errori – abbiamo anche ricondiviso alcune questioni intorno all’utilità e all’efficacia dei nostri strumenti.

La prima questione. Gli strumenti di partecipazione per essere giusti ed equi devono essere molteplici, diversificati, progettati ad hoc e adattati ad ogni fase e ad ogni contesto, sia esso spazio fisico o sistema di relazioni, soprattutto laddove gli equilibri all’interno dei gruppi – che devono imparare a conoscersi, affidarsi gli uni agli altri ed essere collaborativi – sono spesso effimeri e conflittuali.

La seconda. Le questioni chiave per un processo che sia motore di cambiamento sono sempre legate alla spinta che porta i singoli – cittadini, gruppi informali, collettivi, associazioni – a lavorare insieme per un interesse, un bene o un obiettivo comune. Questa spinta collettiva come la riconosciamo? Con che strumenti la attiviamo e la misuriamo?

La terza questione. L’importanza del porsi domande, avendo la capacità di individuare i temi chiave su cui interrogarsi. Che obiettivi fattivi possono darsi insieme Amministrazione e cittadini insieme? Quali strumenti usare per valorizzare e accompagnare le competenze in gioco? Con quali strumenti è possibile generare e alimentare fiducia nel tempo?

Ringraziamo molto le studentesse e gli studenti dell’ottava edizione di U-rise per le molte domande e per essersi misurati con alcuni dei nostri strumenti per immaginare un evento partecipativo sul loro caso studio di quest’anno: il quartiere della Giudecca a Venezia. Questa lezione sulle metodologie di partecipazione pubblica è stata una utile riflessione sulle leve e le insidie dei processi applicati alla riattivazione di spazi e beni comuni.

In fondo – e lo diciamo spesso in tutti i nostri incontri e laboratori – anche gli eventi culturali, le manifestazioni, le attività e le iniziative realizzate attraverso gli Accordi, sottoscritti tra Comune e cittadini nell’ambito del programma Quartiere Bene Comune, sono anch’essi strumenti con cui testare il potenziale di un luogo, misurare l’ingaggio delle persone e la sostenibilità delle proposte che emergono, ma mai il fine dei processi in sé. Il nostro obiettivo a tendere è infatti quello di costruire relazioni riattivando spazi, inutilizzati o dismessi che siano, da restituire alle comunità locali attraverso il protagonismo attivo dei cittadini.

[Graziana Bonvicini ed Elena Farnè]

Graziana Bonvicini, esperta in processi partecipativi, coordinatrice del gruppo degli Architetti di Quartiere del Comune di Reggio Emilia
Elena Farnè, architetta, coordina i processi di riuso temporaneo del Comune di Reggio Emilia

Le immagini sono tratte in parte dalla lezione per il Master U-rise durante il confronto tra gli studenti che hanno sperimentato alcuni strumenti partecipativi di lavoro sul caso studio di quest’anno (il quartiere della Giudecca) e in parte raccontano alcune fasi del processo di riuso temporaneo di Palazzo Vecchio al parco del Mauriziano, a Reggio Emilia.

Palazzo Vecchio al MaurizianoGestori, partner e Architetti di quartiere al lavoro sulla condivisione delle vocazioni del luogo,  sul calendario di co-programmazione delle attività e la valutazione d’impatto di fine anno

Gli studenti di U-riseStudenti e studentesse si cimentano dopo le lezioni frontali e teoriche sugli strumenti di partecipazione pubblica con la co-progettazione di un evento partecipato sulla loro area studio 

>Leggi anche:

Per approfondire gli strumenti della partecipazione civica e dei beni comuni a Reggio Emilia, vai a questo LINK

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