Una scuola per l’inclusione: prendiamo un caffè insieme?

di Stefania Pedroni e Elisa Catellani, Scuola dell’Infanzia Elisa Lari *

Sidi, Nianga, Loveth, Gift, Merci sono tra i nomi dei ragazzi che la Scuola dell’infanzia Elisa Lari ha accolto come collaboratori in questi anni. Abbiamo infatti accettato l’invito del Comune di Reggio Emilia, dei servizi sociali e del servizio Politiche di Welfare e Intercultura ad accogliere ragazzi di cooperative per l’inserimento sociale e lavorativo.

Tra le loro mansioni figurano la cura del giardino e, più spesso, l’aiuto in cucina che, essendo il luogo inclusivo per eccellenza, non può che essere il migliore per conoscersi. I ragazzi, inizialmente molto timidi, incerti e con uno sguardo diffidente, si sono piano piano aperti, inserendosi nel contesto scolastico.

Abbiamo saputo sempre poco della loro vita passata, ma per noi è importante avere cura della loro vita presente. Infatti, ci sono stati scambi di cibi tradizionali e di oggetti di uso quotidiano come vestiti, giochi e libri, tra loro e le famiglie della scuola, per farli sentire parte della nostra comunità. In particolare è stupendo condividere con loro momenti di gioia, come la nascita di un bambino, per farli sentire sempre più amati.

Acconsentire ad inserire personale ausiliario che non conosciamo in un ambiente di minori è stata una scommessa vinta. Le nostre cuoche Assunta e Rosaria, che accompagnano questi ragazzi durante lo svolgimento del progetto, ci hanno raccontato la loro esperienza.

Come avviene l’accoglienza dei ragazzi e delle ragazze all’interno dell’ambiente scolastico?

L’accoglienza, momento fondamentale di questo progetto, si concretizza con il loro inserimento attraverso un’estrema delicatezza. Cerchiamo di farli sentire a loro agio, includendoli nei nostri momenti conviviali come la pausa caffè e il pranzo insieme. In questo modo cerchiamo, già all’inizio, di instaurare un rapporto di confidenza e di fiducia.

In che cosa consiste concretamente l’attività proposta ai ragazzi?

Il nostro scopo è quello di far acquisire loro delle competenze. Infatti, relativamente all’ambiente cucina, cerchiamo di insegnargli a gestire una mattinata. Mostriamo loro come organizzare i tempi del cucinare e del programmare le attività (riassetto, pulizia, preparazione dei piatti…), considerando la vita della scuola, poiché noi cuoche agiamo dietro i tempi scolastici. In particolare, in questo periodo di pandemia, l’attenzione è focalizzata sul far apprendere le norme legate all’igienizzazione dei locali. In generale, attraverso le mansioni proposte, i ragazzi imparano l’importanza della collaborazione in gruppo e soprattutto della condivisione e del dialogo tra persone che ricoprono ruoli differenti.

Che cosa insegna l’ambiente cucina, a vostro parere?

Per noi è importante trasmettere un messaggio: oltre a quello che vivono e hanno vissuto, ci sono realtà in cui possono sentirsi accolti e soprattutto essere considerati competenti e con gli stessi diritti degli altri. In particolare, essendo l’ambiente cucina un luogo di comunione, i ragazzi possono migliorare sia a livello personale che lavorativo, diventando più consapevoli delle loro potenzialità e dell’importanza d’instaurare rapporti basati sulla fiducia e sull’aiuto reciproco. Il nostro scopo è proprio quello di motivare ciascuno di loro a credere in sé stesso e ad aprirsi agli altri in modo adeguato.

A voi cosa lascia la presenza di questi ragazzi?

Questo progetto ci permette di ampliare i nostri punti di vista, attraverso la scoperta di nuove culture. È conoscenza, rapporto, gratitudine, servizio per coloro che si trovano in difficoltà. Ci ha permesso di instaurare rapporti profondi che durano anche al di fuori dell’ambiente scolastico. Ci dispiace, però, venire a conoscenza che a volte i ragazzi non riescano ad utilizzare effettivamente le competenze acquisite, perché davvero l’impegno mostrato da ciascuno di loro meriterebbe di essere valorizzato. Come in tutte le cose, infatti, non mancano alcune difficoltà che penalizzano i ragazzi: la differenza linguistica, le credenze culturali, la durata del progetto.

Questo non toglie che sia un percorso molto arricchente, che merita tutto il nostro impegno per continuare. Anche se per poco, poiché la nostra scuola è “scuola della famiglia con la famiglia”, non possiamo che essere lieti di accogliere coloro che necessitano di un supporto e aiutarli a proseguire più consapevoli nel loro cammino.

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* Le educatrici della Scuola dell’Infanzia Elisa Lari partecipano alla “Redazione Aperta” di Quaderno, il blog di ‘Quartiere bene comune‘.

Scopri di più sul progetto “Redazione aperta” e diventa anche tu storyteller di quartiere!

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Foto di Federico Contini per Quaderno

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