Quando si dice la rigenerazione urbana come leva per la promozione di socialità.
Quando si dice riprogettare un contenitore, come nel nostro caso un edificio, perché pensiamo che abbia senso se pieno, non vuoto, perché le persone lo possano usare, vivere e utilizzare per funzioni sociali.
Siamo partiti da questo presupposto quando, nell’autunno del 2015, abbiamo aperto il confronto con la comunità di Masone e abbiamo cominciato ad affrontare la questione del centro sociale.
Forse, se uno non è di Reggio, non sa cosa voglia dire per la nostra comunità un centro sociale e quanto sia importante per l’amministrazione la socialità di cui questi soggetti sono portatori. La rete dei centri sociali è una peculiarità della nostra città: 29 attori, convenzionati con il Comune e che, in ragione di questo rapporto, interpretano funzioni comunitarie, più o meno sviluppate, nei quartieri dove sono collocati: socializzazione di anziani, manutenzione del verde, sport e gestione di attrezzature sportive, iniziative culturali, alfabetizzazione digitale…una ricchezza di spunti, idee, attività. Qualche volta penso che non ne potremmo proprio più fare a meno…
A Masone avevamo il problema di ripensare complessivamente lo spazio per ripensarne le funzioni: l’edificio, i locali interni, l’accesso, l’area cortiliva avevano bisogno di essere ripuliti, abbelliti, riqualificati. Per avere vita nuova e nuove potenzialità a servizio della comunità del quartiere con la quale, appunto, stavamo avviando il confronto proprio su queste esigenze. Da subito sentivamo che la comunità cercava un nuovo luogo perché diventasse il proprio luogo e il centro sociale faceva al caso nostro.
Perchè?
Masone è una frazione a vocazione rurale nella prima periferia del Comune di Reggio – continua a spiegarci Giulia, che è l’architetto di quartiere della zona – che si sviluppa principalmente lungo l’asse della via Emilia. La posizione decentrata e il tessuto prevalentemente agricolo fanno di Masone un luogo dalle strutture e servizi pubblici poco più che essenziali: vive infatti in sinergia con le frazioni circostanti con le quali condivide i principali servizi primari, primo tra i quali quello scolastico. A parte qualche piccolo esercizio al dettaglio, gli unici luoghi di aggregazione della frazione sono il Centro Sociale, che si chiama Primavera, la parrocchia, un centro diurno e spazi verdi attrezzati. La mancanza di luoghi identitari per la frazione ha fatto sì che negli anni la rete relazionale del luogo si sia molto indebolita o quanto meno abbia sempre più incominciato a fare riferimento ai luoghi della vita collettiva di altre comunità frazionali.
Il tema dell’assenza di un luogo identitario è stato uno tra quelli emersi subito nel confronto con la cittadinanza, unitamente alla “nostalgia” per quello che era il fermento – giovanile e non- che in passato aveva caratterizzato il centro sociale Primavera. La struttura è collocata lungo la via Emilia, dotata di ampi spazi sia interni che esterni potenzialmente molto interessanti per usi plurimi e anche sperimentali ma in invece un po’ age, soprattutto nell’arredo e nel layout degli spazi cosa che, nel tempo, aveva finito per consolidare un’utenza prevalentemente anziana. Grandi tornei di carte, dunque, ma non molte altre occasioni per altre tipologie di pubblico. E invece, proprio grazie all’avvio del confronto con la cittadinanza, emergeva progressivamente un attivismo, una voglia di fare da parte di altri residenti, anche giovani, che potevano trovare, negli spazi del centro una nuova e felice collocazione.
Quale tipo di intervento è stato messo in atto?
Abbiamo attivato un percorso fatto di due interventi paralleli ma sinergici: l’intervento infrastrutturale, legato cioè al contenitore, e l’intervento sociale, legato alle proposte e iniziative per i nuovi target di utenti. Il punto di partenza di questa rigenerazione – spiega l’architetto di quartiere – è stata una reciproca influenza tra la sfera infrastrutturale del centro, a cui si è lavorato in modo particolare con un progetto di miglioramento ed allestimento di sala polivalente interna, e la sfera sociale:
da un lato, quindi, siamo intervenuti su un vero e proprio restyling del centro, rinnovando la sala centrale, utilizzata tradizionalmente per il gioco delle carte. Alle pareti è stato tolto il perlinato e sono state ritinteggiate, gli arredi, concordati e scelti in collaborazione con il soggetto che si è aggiudicato il bando per la progettazione delle nuove attività sociali da insediare nel centro, sono stati ammodernati e sostituiti da altri più idonei alle nuove attività pensate per quello spazio. E poi è arrivata una libreria popolata con i libri del progetto bookcrossing e con i giochi da tavolo per i ragazzi. Una sala “svecchiata” e pronta ad accogliere nuovi target e nuove attività.
Dall’altro lato abbiamo lavorato su una progettazione “sociale” ovvero su azioni e progetti per ripopolare il centro sociale e renderlo attrattivo per nuovi target.
Il soggetto che si è aggiudicato questo bando ha progettato ed organizzato all’interno degli spazi del centro sociale una serie di attività, destinate prevalentemente ad un target giovane, affiancandosi ad altre iniziative promosse dall’amministrazione e organizzate da associazioni del territorio e da una delle biblioteche pubbliche cittadine; il tutto nell’ottica di offrire al territorio e alla comunità una ricca offerta di attività, soprattutto in fascia pomeridiana e per ragazzi, altrimenti assenti nella frazione.
Partendo dalla volontà di calibrare le nuove attività del centro sociale con le reali esigenze della comunità, è stato somministrato ai cittadini un questionario che restituisse una mappa degli effettivi bisogni del territorio; partendo dai risultati emersi si sono strutturate diverse attività: presso il centro è stato possibile frequentare corsi incentrati sul tema del digitale e del videomaking, corsi di inglese per bambini, corsi di sensibilizzazione nei confronti del mondo animale, accesso al servizio di bookcrossing, opportunità per il pattinaggio su ruote nella pista adiacente al centro oltre alla possibilità per i ragazzi più grandi di affiancare i volontari del centro sociale nella gestione del bar presente in loco e di organizzare iniziative ed aperitivi finalizzati ad avvicinare al luogo un target più giovane di quello consueto.
E’ stato così che siamo tornati a conferire centralità ad uno spazio, rendendolo attrattivo per nuovi target di popolazione, conferendo un’accentuata polifunzionalità agli spazi e alle attività: uno spazio versatile in cui vengono ospitate iniziative diverse basate sul rapporto con la comunità locale, progettate e gestite congiuntamente con associazioni, cittadini e realtà aggregate del territorio, in grado di erogare servizi “di prossimità”.
Quali sono stati i primi risultati di questo progetto?
Ora il centro sociale di Masone è davvero un centro ‘sociale‘: durante la settimana, entrando al centro in giorni diversi e ore diverse fino alla sera tardi, troviamo adulti e ragazzi, mamme con bambini, anziani che fanno i nonni e anziani che fanno gli anziani. Qualche volta ci troviamo a dover dirigere il traffico, cercando di gestire al meglio la convivenza fra le diverse tipologie di utenti che – ciascuno a modo suo – vivono lo spazio come un luogo che risponde ai propri bisogni
Dopo il primo anno di attività – conclude Giulia – il centro sociale è cresciuto e sta diventando una infrastruttura con una centralità forte per tutto il quartiere e per il territorio circostante. Il successo che hanno avuto le iniziative organizzate e la volontà di continuare a vederle attive da parte dei cittadini ci ha portato a decidere di proseguire nel sostenere il progetto con una seconda edizione, una seconda “primavera”.
Cosa c’è in programma?
Lavoreremo in due direzioni: da una parte vogliamo mantenere alta l’offerta di contenuti del centro e, in tal senso, alle iniziative sperimentali del primo anno di lavoro si sono aggiunte e si aggiungeranno nuove attività in inglese per bambini, racconti di storia attraverso giochi da tavolo e di ruolo, iniziative di prevenzione contro il gioco d’azzardo, attività sportive quali la pratica del frisbee e, prossimamente, sarà possibile usufruire anche di corsi di musica, yoga e cucina tradizionale.
Il secondo livello sul quale vorremmo investire prevede invece di lavorare alla realizzazione di un vero e proprio network educativo/sociale che coinvolga i diversi punti del quartiere in cui, già oggi, diversi attori con diverse modalità offrono servizi e attività, soprattutto per bambini e ragazzi. Ci siamo accorti, nei laboratori che hanno coinvolto i territori frazionali, che l’offerta di servizi diminuisce con il crescere della distanza dal centro cittadino, nonostante il recente aumento di popolazione proprio nei territori frazionali. L’autogestione, le forme ibride di collaborazione pubblico-privato, il volontariato sociale sono le forme di risposta che si attivano in questi casi: il decentramento spinto dei servizi alla persona, infatti, risulterebbe troppo oneroso se solo a carico del pubblico. I meccanismi, virtuosi, di mobilitazione delle risorse di comunità che riusciamo ad attivare nei quartieri è invece vincente. E lungo la via Emilia verso Modena abbiamo proprio tante realtà che si sono mosse in questa direzione. E ora vogliamo unirle in una rete virtuosa, che faccia sistema, realizzi sinergie, dia nuove opportunità-
Soddisfatta?
Sì molto. Il centro sociale di Masone è oggi molto diverso da quello di due anni fa, prima del nostro intervento. L’obiettivo a tendere è ancora più ambizioso: candidare il centro sociale a luogo di promozione di servizi di qualità, decentrando un’offerta di alto valore e rendendone più accessibile la fruizione, e polarità di riferimento per tutto l’ambito frazionale est della città. Un luogo in cui sia possibile accedere a diversi servizi per incontrarsi, in cui partecipare ad attività per tutte le età e mette a disposizioni risorse informali per migliorare la qualità della vita della comunità.
Scopri di più sull’Accordo di Cittadinanza di Masone, Marmirolo, Castellazzo, Roncadella, Bagno e Corticella e sui progetti attivati e realizzati.