Caro lettore di Quaderno, festeggiamo un quarto di secolo di attività del Centro Sociale La Mirandola, un luogo che ha prosperato grazie alla collaborazione e all’impegno dei cittadini volontari. In occasione di questo traguardo, abbiamo intervistato il presidente del circolo, Lauro Fabbi, uno dei soci fondatori Giuseppe Tassani, più noto a tutti col nome di battaglia Luciano, e Irene Macias Pavon, componente del direttivo di gestione del centro sociale. Ci fa compagnia anche Giuseppe Amato, che ultimamente, tra le altre cose, anima i canali social del centro. Insieme sono un bel mix intergenerazionale e interculturale (Irene è di origine spagnola), ci hanno guidato attraverso le tappe salienti di questo percorso e ci hanno anticipato le nuove iniziative nell’ambito del progetto Un Anno Mirandoloso!
Luciano, come è nato il Centro Sociale La Mirandola e come si è evoluto in questi 25 anni?
Qui, alla fine degli anni ‘70, il quartiere non esisteva ancora, c’era solo un grande prato, dove il Comune ha attuato un Peep (Piano di Edilizia Economica e Popolare), con la possibilità di riscatto degli alloggi da parte dei cittadini. Da lì è sorto un quartiere molto popolato, con un grande parco, ma mancava un luogo di aggregazione per le persone. Abbiamo pensato di creare un centro sociale e per realizzarlo si è istituito un primo comitato che ha portato avanti l’intera pratica burocratica, dal progetto al cantiere, e che ha poi costituito il primo nucleo di gestione. Il Centro Sociale La Mirandola è nato dalla volontà di creare spazi di socializzazione, nel contesto di un quartiere del tutto nuovo e popolato da persone provenienti da diverse parti del mondo, rendendo il quartiere multiculturalmente ricco. Questo ha rappresentato una sfida nella sfida, perché creare una sintesi tra questa diversità è complicato. Nella fase di partenza ha avuto un ruolo importante il gruppo di cura del verde che si occupava della gestione e manutenzione del parco della Mirandola. Con i suoi 52 mila metri quadri il parco richiedeva cure che all’inizio gestivamo solo con qualche scopa e un decespugliatore. Tuttavia, grazie a un po’ di inventiva, alla ricerca di collaborazioni con altri soggetti e all’organizzazione di feste di autofinanziamento, siamo riusciti a ottenere le prime lire per avere più strumenti e poi avviare le attività del centro. Un tesseramento a tappeto sul quartiere, 500 tesserati, e un prestito da parte del Centro sociale Orologio “sulla fiducia” ci hanno permesso di attrezzare il centro con tavoli e bancone del bar. La cucina l’abbiamo allestita con una dismessa dalla Cir. Siamo partiti con il gioco delle carte e con una tombola tutti i martedì, molto partecipata, gioco bocce comunali, cene e pranzi. Insomma, nel giro di un anno e mezzo siamo stati in grado di restituire il debito. E poi con il programma estivo del REstate, da anni intratteniamo il quartiere, e non solo, con musica e ballo, e ci consente di ottenere anche un ritorno economico. Per far capire l’operatività del centro sociale La Mirandola, tra il 1998 e il 2000 il centro ha impegnato oltre 100 milioni di lire in nuove strutture e migliorie, realizzate in collaborazione con il Comune. Nel corso degli anni, abbiamo fatto molte azioni di solidarietà. Ricordo quando la Chiesa stava costruendo la Casa di carità, abbiamo organizzato una super tombolata con una una marea di gente, le suore, il parroco, a gh’ ēren tót, mancava solo il confessore!
Con il progetto Case di Quartiere e grazie agli Accordi di cittadinanza e a nuovi partenariati, come quello con il Centro diurno e con Galline Volanti, siamo aperti a tutte le associazioni, anche a collaborare con le scuole, lo siamo sempre stati veramente, ma ora ancora di più, e cerchiamo di rispondere alle esigenze del quartiere.
Lauro come si sta evolvendo il centro e il dialogo con il quartiere?
Attraverso laboratori di cittadinanza, abbiamo coinvolto attivamente bambini e famiglie in diverse attività. Come diceva Luciano, il nostro non è un quartiere storico, il coinvolgimento della comunità nel quotidiano è sempre difficile e ci impegna molto, riusciamo a includere tutti quando facciamo eventi, specialmente nel parco, ma cerchiamo di incentivare la frequentazione del centro. Faccio un esempio: sono stato alla messa per i caduti del covid e le persone attorno a me che frequentano il centro si contavano sulle dita d’una mano. Allora mi chiedo: perché? Ci sono tante ragioni, anche quella banale dei nostri orari di apertura, un po’ strani diciamo. Ma per ampliare l’apertura, la sfida è coinvolgere nuovi volontari. E poi c’è il tema del ricambio generazionale, di far partecipare i giovani. Con le nuove iniziative e le nuove collaborazioni notiamo un cambiamento. Abbiamo aperto vari canali, come quello con Sentiero Facile che lavora sul ritiro sociale, o quello con la fotografa Juani e i suoi bellissimi corsi di fotografia per bambini e adulti alla Casetta a scacchi del parco, anche quella in gestione al centro sociale. Proprio attraverso Juani e Irene, siamo arrivati a stringere amicizia con l’associazione Galline Volanti.
È interessante l’incontro con Galline Volanti, Irene in che modo l’associazione ha iniziato a collaborare con il Centro Sociale La Mirandola?
In effetti io sono la colpevole, perché ho una doppia veste: sono componente del Direttivo di Gestione del centro e sono anche narratrice volontaria di Galline Volanti, che diffonde storie e buone letture per bambini e ragazzi. Con l’associazione infatti ho svolto varie attività in giro a Reggio e provincia, finché un giorno mi sono detta: “Caspita, voglio fare questo per il mio quartiere!” Così mi sono data da fare per portare la loro attività, che a Reggio si concentra al villaggio Catellani, qui a Pieve Modolena, dove vivo. Avevo in mente il parco e la Casetta a scacchi come luogo ideale per “importare” quell’esperienza. E infatti è stata la nostra carta vincente per convincere le Galline a mettere una zampa, anzi un piede, quaggiù.
Qual è il ruolo del Centro Sociale La Mirandola nel progetto Un Anno Mirandoloso?
Nel laboratorio di cittadinanza per la cura di spazi e reti di comunità dedicato al nostro quartiere, ci siamo seduti a tavolino per ideare insieme una proposta, con l’intenzione di promuovere la lettura, l’incontro tra culture e la socializzazione di diverse fasce di età nel nostro quartiere.
Il progetto prevede attività di doposcuola per i bambini delle scuole primarie, con un focus specifico su letteratura e fotografia, gioco e atelier. Questa iniziativa è stata attivata in collaborazione con l’assistente sociale e successivamente con il coinvolgimento della scuola Leopardi. Abbiamo incluso nel progetto spettacoli interattivi e coinvolgenti, come la cena con delitto dedicata ai ragazzi adolescenti, un evento che ha suscitato tanto interesse da essere richiesto da altri circoli e biblioteche!
Con la rassegna Pellicola e Popcorn, abbiamo trasformato la Sala Diamante del centro in una sala cinematografica, proponendo una varietà di film, dalle commedie ai grandi classici, fino ai film d’animazione destinati a pubblici diversi. Inoltre, abbiamo arricchito il progetto con la preparazione di dolci arabi guidata da una volontaria di origini egiziane. Tutti i partecipanti al laboratorio sono coinvolti nella preparazione della ricetta, mentre gli ospiti del centro prenderanno parte alla cerimonia del tè marocchina.
Ogni persona è coinvolta nelle attività in base alle sue qualità, capacità e competenze. In questo modo, riusciamo a motivare e valorizzare l’opera di volontariato, che per noi è sempre preziosa, sia essa di piccole o grandi dimensioni. Il nostro obiettivo primario è rafforzare la rete territoriale e promuovere la partecipazione intergenerazionale ed interculturale.
Cosa ci riserva il futuro, oltre al progetto Un Anno Mirandoloso?
Grazie al contributo del Comune nel contesto dell’Accordo urbano per le Case di Quartiere, e in occasione della Settimana dell’Allattamento Materno 2023, a ottobre abbiamo inaugurato il nuovo Baby Pit-Stop. Si tratta di una delle sale allattamento promosse da Unicef con l’obiettivo di offrire uno spazio tranquillo e riservato per poter accudire il neonato mentre ci si trova fuori di casa. Siamo il primo Centro Sociale della città ad offrire ai cittadini questo servizio, che si aggiunge agli altri due già esistenti presso la Biblioteca Panizzi e i Musei Civici.
Inoltre, abbiamo avviato la rassegna Games & Books, un mix di giochi da tavolo e libri da scoprire pensato per ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 16 anni. Questa iniziativa ha contribuito ad avvicinare al centro i ragazzi del quartiere, merito anche di mia figlia, una vera calamita che trascina i suoi amici. L’importante è che l’iniziativa funzioni, e siamo già passati da un tavolo a due. Speriamo di aggiungerne altri alla prossima data, il 16 dicembre.
“Perché – rilancia Lauro con entusiasmo – non cominciamo anche a fare anche qualche iniziativa dove i ragazzi si cimentano in attività teatrali, permettendo ai ragazzi di esprimersi con l’improvvisazione?”
Ecco, è così che da cosa nasce cosa e l’armonia delle idee è la chiave: insieme si possono realizzare progetti che da soli risultano impossibili. Ed è così che il Centro Sociale La Mirandola continua a crescere e a prosperare, consolidandosi come Casa di quartiere, un autentico fulcro di cultura, socializzazione e impegno civico nel quartiere. Con il progetto Un Anno Mirandoloso!, ci apprestiamo a celebrare il passato, a vivere il presente e a costruire un futuro ancor più coinvolgente per l’intera comunità.
> Scopri di più sull’Accordo di cittadinanza per i quartieri Pieve Modolena, Carrozzone, Regina Pacis, Bell’albero – Premuda, Orologio, Roncina (ambito B)