L’Orologio che non c’è più: da Napoleone alla bandiera

Quante volte avete sentito parlare dell’Orologio, il quartiere residenziale di Reggio che abbraccia lo storico rondò dell’acquedotto?
Di certo l’Orologio è un punto di riferimento per tanti reggiani che, con quel nome, indicano quel denso agglomerato di case e palazzi posto a nord della strada per Cavriago fra il quartiere di Regina Pacis e la Roncina.

Cosa sappiamo però delle origini di questo quartiere e di questo particolare toponimo? Fino al secondo dopoguerra, il territorio del casino dell’Orologio era parte della “villa” (frazione) di Cavazzoli e nei primi anni ’60 fra Regina Pacis e la Roncina c’erano solo campi. L’origine di questo nucleo residenziale è documentata a partire dal ‘600, ma è possibile che la fondazione risalga al 1500, periodo in cui emerge la cultura della villa signorile in campagna: da qui la parola “casino” con il significato di piccola dimora signorile di campagna, utilizzata dall’aristocrazia e dalla borghesia agraria per i momenti di riposo e di svago.

Si sa che fino al ‘700 l’area era di proprietà del “Ritiro delle cittadine di Modena”, un’opera pia poi sciolta dal duca estense Francesco III che – anticipando lo spirito della rivoluzione francese – soppresse molti enti religiosi e pii istituti alienandone i beni. Fu poi acquistato dai Conti Cassoli, Righi-Albertini e Demanio nazionale Malaguzzi (sec. XIX), famiglia Spaggiari (1871), famiglia Ottavi che, nel 1954, lo cedette alla famiglia Lombardini per poi essere acquisito dal Comune di Reggio (1978).
E proprio negli anni ’50, furono scanditi gli ultimi rintocchi delle lancette del tanto citato “orologio” che diede il nome al casino e, successivamente, al quartiere. Dagli inventari d’archivio si sa che nello stabile vi era un’apposita stanza che conteneva i pesi e gli ingranaggi. Quindi, l’orologio c’era e, come dimostrano alcune vecchie fotografie, era posizionato al centro del casino, fra il cornicione e la falda del tetto che oggi si affaccia sul rondò di via Gorizia.
Naturalmente nella foto d’epoca non si vedono né la rotonda (o rondò) di via Gorizia – che risale agli inizio degli anni ’70 – né l’acquedotto, inaugurato nel 1962, tantomeno il quartiere Orologio(costruito fra il 1970 e il 1980) e via Chopin, tangenziale che risale alla metà degli anni ’80.

Un fatto di cronaca che coinvolge il casino dell’Orologio, però, merita di essere citato. Nel 1978, come affermato in precedenza, il complesso fu acquistato dal Comune di Reggio, ma il destino del casino pareva esser ormai segnato: al suo posto dovevano sorgere nuove residenze e negozi. L’intraprendenza di alcuni giovani del quartiere e di altre associazioni locali, alla fine di maggio di quell’anno tanto drammatico per l’Italia, innescò l’improvvisa occupazione e autogestione del casino – allora in forte degrado – e dei suoi spazi. In quei giorni gli occupanti, in segno di protesta ma anche di presidio politico e sociale, decisero di issare da una finestra dell’edificio una bandiera rossa suscitando non qualche disapprovazione da parte del Consiglio comunale dell’epoca. Una trattativa serrata di diversi giorni con l’allora sindaco Ugo Benassi portò l’amministrazione ad abbandonare le mire sull’area, dando così la possibilità ai gruppi del quartiere di autogestirsi e dar vita a quel complesso socio-culturale straordinario e di grande attrattività che ancor’oggi comprende il centro sociale Orologio, il bocciodromo, il teatro e lo spazio culturale.

Il casino dell’Orologio è anche, però, al centro di una leggenda piuttosto originale che risale alla rivoluzione francese e ai concitati anni che vanno dalla fine del ‘700 a inizio ‘800. Un inventario spiega che al secondo piano del casino vi era una camera da letto denominata “Camera del francese”. Sapete perché? Perché leggenda vuole che Napoleone Bonaparte avesse dormito proprio qui, durante il suo ingresso a Reggio. Ancora negli anni ’80 molti anziani affermavano ciò come fosse una certezza e con un pizzico d’orgoglio. Sarà vero o è frutto soltanto di una leggenda popolare? Ai posteri l’ardua sentenza!

Autore: Architetto di quartiere Paolo Tamagnini
Fonti bibliografiche: L. Gasparini, 1989
Fonti fotografiche: Fototeca Biblioteca Panizzi

Orologio è una delle frazioni dell’Accordo di Cittadinanza Regina Pacis, Bell’Albero-Premuda, Orologio e Roncina.

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