Vi raccontiamo la nuova vita dei campi sportivi di Santa Croce, dove lo stop obbligato del calcio giovanile non di categoria non ha spento l’entusiasmo che da sempre il Progetto Aurora ha messo in campo nella formazione sportiva ed educativa di bambini e ragazzi. Con la collaborazione consolidata nel tempo con la Cooperativa San Giovanni Bosco e i tavoli di lavoro con l’Assessorato allo Sport del Comune, i progetti per il futuro prendono forma.
Abbiam l’Aurora negli occhi ed un Progetto nel cuore … non possiamo far sentire ai lettori le voci dei bambini, dei ragazzi, degli allenatori e soprattutto dei genitori che cantano a squarciagola il loro inno, ma attraverso questa intervista vogliamo raccontare da dove sono dovuti partire… “dovuti” partire perché non sempre ciò che accade è voluto, ma attraverso il dialogo si possono generare idee e progetti per il futuro e nel quartiere di Santa Croce il dialogo la fa da padrone.
Abbiamo incontrato ed intervistato Gianni Salsi, uno dei tre Presidenti del Progetto Aurora, Emanuela Gallingani Vice-presidente della Coop San Giovanni Bosco e Paola Rondanini, direttrice del supermercato di una nota catena della grande distribuzione, che supporta diverse iniziative promosse dal Progetto Aurora.
Gianni, raccontiamo a chi non vi conosce ancora la giovane storia del Progetto Aurora, i valori, le motivazioni che vi hanno portato a tenere in vita, quasi esclusivamente con l’aiuto di volontari, una realtà nata da un desiderio sportivo, ma anche educativo.
Con l’arrivo dei Salesiani alla fine degli anni 80 qui a Santa Croce è diventato parte dell’oratorio Don Bosco anche l’Atletico Santa Croce, questo per merito di Don Vittorio Chiari; in quel tempo la sede era dove oggi troviamo il CSI in Via Mogadiscio perché qui in Via Adua non c’erano ancora spazi definiti.
Don Vittorio ha voluto che tutta l’attività sportiva, tutte le scuole calcio dai 6 anni in su facessero parte dell’Oratorio Don Bosco e del progetto educativo dei salesiani che erano appena arrivati.
Da qui la sistemazione dei campi con l’aiuto di Flaviano Cammellini, allora responsabile giovanile della Reggiana Calcio, che ci ha aiutato a portare sui campi di Santa Croce tutta l’attività giovanile del Centro Sportivo come ad esempio il Torneo Scolastico, che ha portato 15 partite il sabato e altrettante la domenica per un lungo tempo.
Fu fondato allora il Progetto Aurora, una società di servizi a supporto delle attività calcistiche delle varie parrocchie che non avevano la forza né di trovare allenatori né giocatori, ma che avevano il desiderio di creare opportunità per i giovani.
Con l’uscita dei salesiani da Santa Croce il progetto si è fermato, per poco tempo, perché mancava una direzione, fino a che lo abbiamo ripreso in mano noi dell’Atletico Santa Croce, trasformandolo in Scuola Calcio.
Gianni, questi sono proprio gli inizi della società, oggi il Progetto Aurora vede coinvolte altre società, da dove è nata questa idea?
Proprio perché il Progetto Aurora è stato creato da una società di supporto alle Parrocchie di Reggio per fare attività giovanili, prima di trasformarla in una società sportiva ci siamo chiesti se accanto a noi ci fossero altre realtà interessate a questa trasformazione.
Oggi infatti siamo ben tre presidenti: noi del Progetto Aurora, la Polisportiva San Prospero e la Daino Gavassa per le attività giovanili.
Ormai sono 12/13 anni che siamo partiti con tanto entusiasmo ed oggi abbiamo circa 300 bambini e ragazzi. Nel mondo del calcio, come in altri ambiti, è molto difficile andare d’accordo, spesso ritroviamo molto campanilismo, noi ad oggi dopo tanti anni di collaborazione possiamo dire che andiamo d’accordo alla grande.
Chi sono i bambini, i ragazzi e soprattutto le famiglie del Progetto Aurora?
Il Progetto Aurora vive in un quartiere di “frontiera” dove sono tantissimi i bambini extra comunitari, per la maggior parte di colore e slavi; il nostro è un quartiere dove anni fa sono arrivati tanti italiani dal sud, ad esempio molti dalla Basilicata per lavorare alle Reggiane, molti dalla Calabria per lavorare nell’edilizia e non solo, in aggiunta negli ultimi anni diversi dalla Campania.
Dopo la crisi del 2008 il quartiere di Santa Croce non è più stato, a nostro parere, un quartiere di immigrazione, coloro che sono arrivati e rimasti, sono integrati, non sono famiglie di passaggio.
Ad inizio anno durante il tesseramento dei bambini prendiamo atto che molti di loro hanno la cittadinanza italiana, sono quindi nati qui, e in famiglia almeno uno dei due genitori lavora, tante mamme lavorano part-time nelle imprese per pulizie, sono veramente tante, non nascondo che questo ci fa piacere.
Qui da noi si vive un’integrazione palpabile tutti giorni, negli spogliatoi e nei campi, si tratta di ragazzi che crescono da noi in oratorio, giocano insieme, frequentano la scuola, insomma vivono il quartiere.
Oggi vediamo attivi nei nostri campi 15/17 squadre di calcio giovanile dai 5 ai 16 anni, circa 40 accompagnatori, 15/20 allenatori, questi sono i numeri del progetto.
Emanuela, i lettori di Quaderno conoscono già la Cooperativa San Giovanni Bosco e anche tu sei già stata intervistata per altre iniziative, oggi volevamo chiederti come è nata la collaborazione con il Progetto Aurora, cosa vi accomuna e soprattutto cosa vi sta a cuore? Siete due realtà del territorio che possono fare una fotografia molto chiara e dettagliata dei bisogni e delle ricchezze dei bambini e ragazzi nella fascia di età 6/19, insomma potete essere i portavoce di molte storie.
La collaborazione è nata dai ragazzi, perché da sempre i ragazzi che fanno parte del Progetto Aurora, gravitano nei nostri servizi educativi, dal Campo Giochi al S.E.I. al G.E.T.
Inoltre i nostri educatori si sono sempre confrontati con gli allenatori, perché partiamo da un presupposto comune che il ragazzino è al centro di tutti gli sguardi che sono quelli dell’allenatore, dei genitori, della scuola e quindi vuoi perché – prima si parlava dei Salesiani – abbiamo ricevuto un grande insegnamento di un lavoro di rete che era un lavoro reale perché anche qua si fa presto a parlare di lavoro di rete poi a fare in rete non sono in tantissimi così in modo naturale ci siamo messi in relazione.
Devo dire che negli ultimi tre/quattro anni a partire dai diversi Campi Gioco dove gli allenatori sono venuti a proporre le attività sportive ai bambini e alle bambine, le relazioni sono diventate più strette perché ad entrambi sta a cuore il benessere naturale di bambini e ragazzi e da lì è venuta tutta una serie di iniziative per cui non solo collaboriamo tra di noi, ma ci sta a cuore che tutto il quartiere e la città lo facciano, per noi è scontato lavorare così, si tratta di un valore aggiunto impagabile.
Una delle prime collaborazioni è nata con il Progetto Doposcuola che per la SGB fa parte di un progetto più ampio e con il quale si è deciso di dedicare ai bambini del Progetto Aurora alcuni pomeriggi per fare insieme i compiti, un’idea in caldo da tempo. Oggi possiamo confermare che siamo sempre in corsa con delle nuove iniziative.
Emanuela, vuoi raccontarci l’ultima iniziativa che avete progettato insieme ?
Ultima collaborazione nata tra la San Giovanni e il Progetto ha il nome di Anna, si tratta di una educatrice che è entrata a collaborare con il Progetto per seguire i più piccoli durante gli allenamenti, ricordiamo che i più piccoli hanno solo 5 anni.
Era da tempo che il Progetto Aurora desiderava affiancare ai più piccoli una figura femminile perché in un’età così delicata ha un valore aggiunto, una maggiore ricchezza di proposte per i bambini. Nella squadra dei più piccoli oggi oltre ai 17 bambini ci sono infatti un allenatore ed Anna.
Gianni, Emanuela, alla luce della ridistribuzione degli spazi sportivi tra Via Adua e Via Agosti, che vede coinvolte alcune società sportive anche di sport diversi tra loro, come siete giunti ad un progetto a più mani predisposto con l’assessorato allo Sport della città di Reggio Emilia? La politica e il cuore come possono andare d’accordo?
Inizialmente non ci era ben chiaro cosa sarebbe successo ai campi dove negli ultimi 12 anni il Progetto Aurora si è allenato e ha fatto giocare i ragazzi e i bambini, non era chiaro a noi e forse non lo era ancora del tutto a coloro che avevano ricevuto in gestione tutta la zona sportiva di Via Adua, di certo i giornali riferivano notizie che ci spaventavano, così siamo andati alla fonte.
Dopo diversi incontri con l’assessora e il suo team abbiamo trovato “una quadra” della suddivisione dei campi, durante quei confronti più volte abbiamo ricordato che il Calcio Giovanile e le sue squadre negli ultimi anni faticano ad andare avanti e che il settore pubblico potrebbe investire su di loro, al fine poi di arricchire anche le squadre di professionisti.
Abbiamo messo sul tavolo un accordo rispetto a quanto il Comune ci ha riproposto, non era forse esattamente quello che desideravamo, infatti ci siamo un po’ ristretti, ma abbiamo concordato insieme un progetto, perché a fine agosto 2021 sarebbero iniziate le preparazioni atletiche e noi volevamo essere pronti ad accogliere i nostri giovani.
Rispetto ad inizio estate ad oggi c’è di certo più chiarezza in ciò che dovrà avvenire, servirà una manifestazione di interesse, che doveva essere già pronta, per ora abbiamo una proroga sull’uso dei campi fino ad inizio lavori, si tratta della sistemazione di due campi per allenamento e di un campo a 9 che vanno rifatti, e la sistemazione dell’impianto di illuminazione. Confidiamo nella manifestazione di interesse per l’inizio del prossimo anno, in modo da partire a settembre con le strutture sistemate al completo.
Ad oggi i lavori sono stati abbozzati ma per ora c’è un fermo momentaneo, nel frattempo come sempre abbiamo fatto, come dicevi tu intorno al Progetto Aurora ci sono anche tanti volontari e il quartiere ci conosce e conosce i nostri giovani, per far partire il tutto ci siamo arrangiati senza chiedere nulla, con il desiderio di riuscire a raggiungere una fine lavori.
Parallelamente a tutto ciò ci saranno le sistemazioni per il Rugby e per la Reggiana che ci coinvolgono indirettamente, facciamo parte, anche se in piccolo di una riqualificazione più grande.
Emanuela in merito a questo, cosa pensi, anche la San Giovanni Bosco si trova nel mezzo di questa riqualificazione…
Un piano di riqualificazione non solo dell’area che è stata data alla Reggiana, ma degli impianti sportivi nuovi che nasceranno con la riqualificazione delle Reggiane! Sta nascendo un nuovo quartiere che dovrà tenere conto dell’esistente, non possiamo diventare satelliti esclusi da un contesto, senza sinergie. Noi ci adatteremo e cambieremo di certo ma ci auguriamo che le nuove realtà non manchino di partire dall’esistente.
Paola, appartieni al quartiere di Santa Croce da molti anni, con il tuo lavoro cerchi di mantenere vivo un rapporto diretto con il territorio, il Progetto Aurora e la San Giovanni Bosco ti conoscono molto bene, sei stata ospite d’onore in diverse delle loro manifestazioni, e ci hanno riferito che “ci metti la faccia”; volevamo chiederti, anche in tempo di Covid dove tutto appare più difficile, quali sono i motivi che ti hanno spinto a patrocinare e co-finanziare diverse loro iniziative?
Un’amicizia iniziata più di 12 anni fa, sono stata spesso ospite in realtà, ma io non mi sono mai sentita ospite e questa è la differenza del lavorare con il territorio, abbiamo un progetto commerciale è vero, ma io oggi posso affermare che non mi sento ospite, ma parte di una comunità e dei progetti di questa comunità, questo mi ha concesso di non pormi nemmeno la domanda se fare o no una cosa.
Soprattutto quello che io ho notato in questi anni è che tutto quello che mi è stato proposto ha riguardato iniziative di sostanza, non di apparenza, perché purtroppo non tutto quello che ti viene proposto ha un valore.
Io sono una persona concreta, non mi piace partecipare a cose che non abbiano una realizzazione, le nostre iniziative spesso coinvolgono soprattutto i nostri clienti, non solo quelli presenti nel quartiere, a maggior ragione se voglio la collaborazione del cliente, lui deve essere sicuro, certo, di quanto gli viene proposto.
La nostra collaborazione non è una collaborazione fatta di donazioni, ma un percorso di costruzione di proposte e iniziative a sostegno del territorio, e che vedono il territorio partecipe, non sono fantasie ma concretezze.
Anche io mi sento un’ape operaia, mi trovo bene in questo quartiere perché è un quartiere che fa… un quartiere che lavora e fa.
Tra le tante iniziative ricordo con molto piacere in piena pandemia quando abbiamo insieme presentato il libro di uno dei presidenti, che ha raccolto la storia del Progetto Aurora, alla fine di quella giornata ho pensato che a volte per interessare le persone si fa molta fatica, qui quando citi il Progetto Aurora, la gente non viene invitata ma partecipa in gran numero.
Per l’iniziativa delle foto degli animali, che mi ha fatto capire che in molte famiglie di questo quartiere non sono presenti animali, cosa che alcuni di noi davano per scontato quando abbiamo progettato l’iniziativa, alla fine per partecipare alcuni bambini si sono fatti prestare gli animali dalla vicina di casa. Iniziative del genere ti fanno capire che se ti confronti e fai delle cose, scopri come vivono le persone del tuo territorio, cresci con loro.
L’iniziativa dei Disegni ha coinvolto i bambini e le bambine del Progetto Aurora e della GioVolley e in tre settimane ben 3.800 persone hanno votato nelle urne del supermercato, un successo che ci ha lasciato a bocca aperta .
Questa estate la vostra collaborazione ha permesso a 25 bambini di poter frequentare il servizio estivo offerto dalla San Giovanni Bosco, negli spazi di Via Adua. Vi aspettavate un successo del genere anche durante un periodo così difficile, economicamente?
Quest’anno, proprio nell’ottica di un aiuto concreto ai bambini che hanno, con molta probabilità, passato l’inverno in casa, è stata pensata l’iniziativa Appunti D’Estate… un successo incredibile, non abbiamo avuto bisogno di dire nulla, le persone venivano a cedere i propri punti.
Come ho già detto prima, questo è un quartiere che lavora, e iniziative del genere, pensate e progettate insieme, ci fanno capire che anche alla cittadinanza al di fuori di questa zona sta a cuore il bene comune e il futuro di questi bambini e ragazzi.
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* Elena Davoli Marani è una cittadina di Santa Croce che partecipa alla “Redazione Aperta” di Quaderno, il blog di Quartiere bene comune.