I “Signori del Parco”. I veterani di Via Monte Cisa e la storia del Parco delle caprette

di Giuliano Passini, Comitato cittadino di Via Monte Cisa

Intervista commentata ai “veterani” di via Monte Cisa, tra battute, scherzi e rimbrotti vari, sulle origini del Parco delle caprette di Reggio Emilia e sulle vicende di un nutrito manipolo di persone molto speciali che nel tempo hanno curato e amato questo prezioso angolo di verde cittadino.

A occhio e croce siamo circa una trentina in attesa che da un momento all’altro la gloriosa “triade” faccia la sua comparsa. I tiepidi raggi di sole che entrano obliqui dalle finestre del salotto di casa Spaggiari contribuiscono indubbiamente a creare una bella atmosfera in questa frizzante mattinata domenicale di fine 2016.

Nella stanza, tutto è pronto per la fatidica intervista: il tavolo, le luci, i microfoni, l’apparecchiatura per le riprese video. Mancano solo loro, i protagonisti della narrazione: i “veteranidi via Monte Cisa.

Gabriele Spaggiari

Il primo di loro, Gabriele Spaggiari, per tanto tempo Presidente del comitato autogestito dei cittadini della via, lo conobbi una mattina di alcuni anni prima. Mi ero appena stabilito in zona con la famiglia quando questo signore venne a suonarmi tutto sorridente il campanello di casa per darmi il suo personale “benvenuto” nel quartiere.

Ricordo che dopo alcune chiacchiere iniziali finalizzate alla reciproca conoscenza (e alla mia rapida schedatura da parte sua), si accostò un po’ a me e abbassando il tono della voce mi chiese una banconota da 5 euro. “Sai, qua facciamo così!”, disse notando la mia perplessità. 

“Adesso mi spiego meglio”, aggiunse garbatamente: “Vedi, in questo quartiere ci conosciamo tutti e quando qualcuno purtroppo viene a mancare, raccogliamo sempre una piccola offerta per la famiglia del defunto e oggi… beh, sono in giro proprio per questo…”

Passato di mano l’obolo richiesto, Gabriele mi salutò calorosamente e passò subito alla casa accanto alla mia, ma quel gesto, per quanto simbolico fosse stato, la diceva lunga e mi lasciò addosso una piacevole sensazione: quella di essere stato appena accolto in una comunità.

I Veterani di via Monte Cisa, da sinistra: Gabriele Spaggiari, Adrasto Motti e Gastone Beltrami

Adesso sono qua, davanti ai “Signori del Parco, che nel frattempo sono stati fatti accomodare, e sorrido divertito perché visti così, seduti uno affianco all’altro, i tre “veterani” ricordano degli scolaretti timorosi in attesa di essere interrogati dalla maestra. 

Gastone Beltrami

Dopo qualche istante di imbambolamento generale e alcuni incroci di sguardi supplichevoli, Gastone (che ancora non sa che in futuro ispirerà un personaggio degli Alberi Narranti), prende finalmente l’iniziativa e con gli occhi che già iniziano a inumidirsi, comincia così il suo racconto…

La mia famiglia fu una delle prime ad insediarsi qua all’inizio degli anni ‘50. A quei tempi via Monte Cisa era solo una stradina di sassi posta tra il Crostolo e i campi. Era tutto molto diverso da quello che si vede adesso. Il torrente scorreva dove ora c’è il parco. L’acqua era pulita, ci si poteva pescare e i ragazzini d’estate facevano il bagno. Più avanti verso la fine della via, nel Crostolo c’era un punto in cui risaliva una bolla d’acqua sorgiva e dove le donne andavano a lavare i panni tutto l’anno…

Poco dopo si uniscono a Gastone anche i suoi amici e il flusso narrativo comincia ad assomigliare sempre più a quello di un fiume in piena, forse ispirato proprio da quel bizzarro torrente che scorrendo sornione dietro casa, ricorda caparbio ai presenti che senza di lui probabilmente non ci sarebbero state le case, la via e… neanche un bel pezzo di città.

Adrasto e la casina del bosco

All’epoca, dove adesso ci sono i pony e le caprette, c’era una piccola casa abitata da una signora coi suoi quattro figli: per arrivare alla strada, questa famiglia doveva attraversare una passerella di legno sospesa sul fiume…

Per tutti noi, quella casa un po’ nascosta dalle acacie e isolata dal fiume, era la Casina nel Bosco (vedi Alberi Narranti, l’Albero della civetta cantastorie) e i bambini della via si divertivano un mucchio a organizzare delle avventurose spedizioni per poterla raggiungere…

La casina del bosco

La nascita del Parco di via Monte Cisa

I nostri veterani durante l’intervista rispondono pazienti e puntuali alle domande dei presenti guardandosi l’un l’altro come se tutto ciò che raccontano fosse accaduto soltanto il giorno prima. Si divertono, bisticciano, si prendono in giro e si rimproverano vicendevolmente di non ricordare bene i fatti, le date, i nomi, i luoghi.

Attorno al 1968, in seguito ai lavori effettuati per lo spostamento dell’alveo del Crostolo, il Comune decise di costruire il Parco e l’allora Dirigente del servizio del Verde Pubblico, Paride Allegri, chiese la nostra collaborazione come comitato. Aderimmo volentieri all’iniziativa: eravamo quelli del greto del fiume, ma avevamo l’occasione di fare il parco più bello della città. E così fu!

Il nostro contributo più importante fu quello di assicurare continuità alla cura del verde. Facevamo a turno per concimare il terreno, innaffiare le piante, potare i rami, falciare l’erba e trasportare il fieno per gli animali. Tutti lavori molto pesanti, e non avendo l’attrezzatura adatta i primi anni furono veramente faticosi.

Il parco Maria Olivi (parco delle caprette) negli anni ‘80

Camél e gli animali

Forse proprio per questo nostro legame col mondo contadino piacque a tutti l’idea di Ivano Vecchi (altro mitico personaggio di via Monte Cisa e ideologo del parco che saremmo stati onorati di poter conoscere) di inserire gli animali nel parco, pensata non solo per i nostri bambini, ma per tutti quelli che avrebbero frequentato la zona. L’idea era nuova per quei tempi, originale e di grande interesse. Ma avrebbe richiesto un impegno non indifferente. Chi poteva accudire gli animali giorno dopo giorno, mattina e sera? Semplice, c’era Camillo!

Parla di Camél, papà di Adrasto, figura mitica del parco, custode degli animali e riferimento assoluto per i bambini.

Così arrivarono le asine: la prima fu la Renata (vedi Alberi Narranti, Renata la Somarina alata). Il nome fu pensato e votato dai bambini: del resto erano loro che si divertivano come matti a salire sul carretto trainato dalla Renata in giro per il parco sotto la vigile sorveglianza di Camèl e del suo fedele cagnolino Pìpi. Pipi, pelo corto, nero, con una striscia bianca sotto alla gola, vivacissimo e intelligente, dove andava Camillo andava anche il cane.

Camillo al lavoro nel recinto degli animali – foto @Biblioteca Panizzi

I bambini furono grandi protagonisti anche quando ci fu regalato un vagone ferroviario, che diventò la stalla degli animali e venne colorato da tutti i piccoli della via, coi loro disegni e i loro nomi scritti sopra.

Per qualche anno quel vecchio vagone merci fu il centro della vita nel parco; poi, quando cominciò a venire gente da tutti i quartieri di Reggio per passare i pomeriggi, pensammo di costruire un vero e proprio recinto per gli animali. Siccome non avevamo materiale adatto, andammo a prendere una vecchia inferriata inutilizzata e la montammo proprio dove una volta c’era la Casina del Bosco.

Il vagone ferroviario dipinto dai bambini, adibito a ricovero animali – foto @Biblioteca Panizzi

I veterani e l’alluvione

I tre amici continuano così, inarrestabili nel rivangare i ricordi che affiorano uno dopo l’altro, poi all’improvviso rallentano il ritmo, si fanno più scuri in volto e si sintonizzano sui giorni cupi dell’alluvione, della rabbia e della disperazione per aver perso tutto e della voglia di ricostruire in fretta quanto distrutto dalla catastrofe.

Ripercorrono quella notte di paura, di acqua e di fango: sembra di essere là con loro quando ci raccontano, a voce bassa, di come alcuni degli abitanti della via riuscirono a salvarsi a nuoto, rompendo i vetri delle finestre delle loro camere da letto allagate mentre l’acqua saliva implacabile dentro e fuori casa.

9 giugno 1973:  via Monte Cisa e il parco completamente allagati

L’eredità del passato

In questi anni ho partecipato a tante riunioni del comitato della via assieme ai “Signori del Parco” e in tutti gli incontri invariabilmente, è tornato sempre a galla il leitmotiv dell’alluvione e il ricordo della paura provata quella notte tremenda. 

Il trauma vissuto da queste persone non è mai stato del tutto cancellato e probabilmente non lo sarà mai, ma rappresenta soltanto uno, sicuramente il più sofferto, degli infiniti e straordinari legami che questa Comunità di persone ha saputo creare con il proprio territorio.

Noi, attuali abitanti di via Monte Cisa, ci sentiamo molto orgogliosi di poter raccogliere questa eredità fatta di solidarietà, di volontariato, di rispetto e amore per questo luogo. Una storia di persone semplici che hanno creduto in sé stesse e nel potere dell’unione umana e civile per trasformare una zona, inizialmente inospitale, in uno dei fiori all’occhiello della nostra città.

È a tutti coloro che hanno contribuito con il loro impegno a creare tutto ciò che ci circonda che abbiamo dedicato il Parco degli Alberi Narranti®, l’installazione digitale innovativa pensata per grandi e piccini, per ascoltare racconti direttamente dagli alberi, sugli animali, sulle piante e sulle vicissitudini delle persone che hanno contribuito a creare questo posto così speciale.

Perché queste belle storie siano conosciute dai più e possano contribuire a diffondere un esempio virtuoso del vivere civile.

Note e link utili:

> Famiglie che hanno collaborato con il loro impegno a costruire la via, il parco e la comunità: Vecchi, Spaggiari, Castagnetti, Tondelli, Casotti, Magnavacchi, Fanticini, Baracchi, Bassoli, Azzolini, Paglia, Agnetti, Algeri, Freddini, Simonazzi, Catellani, Barilli, Reggiani, Fontanesi, Benassi, Bagni, Silingardi, Candaten, Masini, Lotti, Fantuzzi, Vercalli, Fornaro, Medici, Bombardi, Cattani, Cattabiani, Palbiani, Bassi, Cattoi, Poncemi, Paterlini, Guarna, Onda, Lattanzi, Foroni, Nicolini, Guerra, Stechezzini. 

L’elenco dei cognomi delle famiglie è tratto da: Adrasto Motti, Camél, Camillo – episodi e ricordi della vita di Arnaldo Motti e la nascita del parco di via Monte Cisa a Reggio Emilia.

> Ebook
Camél Camillo – Ebook

> Parco degli Alberi Narranti
Intervista ai “Veterani”video intervista ai “veterani” di via Monte Cisa
Parco degli Alberi Narranti® – abstract del progetto
Il Parco degli Alberi Narranti® – galleria di immagini degli “Alberi Narranti”
Demo del progetto – trailer del progetto

Elaborazione grafica della copertina @Manuelvilledesign

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

8 + 12 =

Go to top