Pietro Capelli vive a Pieve Modolena. Nella vita amministra l’autocarrozzeria omonima, nella quale si reca ogni giorno per assistere i suoi clienti. Insieme al suo team di lavoro si occupa di recuperare e ridare una seconda vita alle automobili danneggiate. La riparazione per lui è una vera e propria arte, è un prendersi cura di un mezzo che necessita di un nuovo inizio dopo tanti anni di incuria. Smessi i panni lavorativi, Pietro continua la sua opera di assistenza svolgendo volontariato a Pieve. Un impegno che gli permette di prendersi cura della propria frazione attraverso tante iniziative, proprio come fa con la sua autocarrozzeria. Come, per esempio, ripulire gli spazi verdi lungo il torrente Modolena grazie ad un’equipe di lavoro del tutto eccezionale.
“Tutto ebbe inizio con la Cooperativa L’Ovile nel dicembre 2015, quando ospitammo un gruppo di ragazzi richiedenti asilo del Gambia negli appartamenti sopra all’autocarrozzeria. Già da diversi anni come gruppo di volontari, essendo io membro del direttivo circolo Acli di Pieve, eravamo intenzionati col Comune a fare una serie di interventi di recupero di aree verdi. Da lì nacque l’idea di coinvolgere i ragazzi per sistemare i parchi del Modolena, dato che sono ragazzi in gamba, volenterosi e non sapevano come impiegare il loro tempo in attesa dei documenti” ci racconta Pietro. “I parchi è da più di trent’anni che ci sono, ma negli ultimi tempi erano piuttosto abbandonati. L’obiettivo era quello di rimetterli in sesto per creare spazi per fare sport in tranquillità o semplicemente rilassarsi lungo il torrente. Attraverso gli Accordi di Cittadinanza mi ero preso io questo incarico, ma avevo bisogno di una mano”.
Il primo passo è stato quello di cercare di creare con i ragazzi del Gambia un rapporto di conoscenza. “I ragazzi non parlavano italiano all’inizio, ma grazie a queste attività hanno imparato ad esprimere i concetti base per lavorare insieme”. Lavoro che, come ci dice Pietro, è stato molto impegnativo e che ormai è giunto al termine: “il progetto è partito a gennaio e stiamo ultimando i lavori in queste settimane. È stata una gran lavorata che ha coinvolto otto ragazzi e altrettanti volontari. Il primo passo è stato tagliare tutti gli alberi morti, ripulire la zona dagli arbusti e raccogliere le foglie. Per fare questo ci siamo dotati di attrezzature professionali come motoseghe, decespugliatori, camion con cestelli come dei veri giardinieri! Poi abbiamo appianato delle buche con terra portata dal Comune e con l’ausilio del trattore di un amico. Vedete, ognuno ha dato il proprio contributo, tutti ovviamente gratuitamente! Infine ci manca solo l’erba da tagliare, piazzare qualche panchina e siamo pronti per l’estate!”
La manutenzione del verde è un aspetto centrale del progetto, ma non il solo. Quello che conta è l’aspetto inclusivo del lavoro. “La cosa bella è che questi ragazzi vengono coinvolti per la cura di qualcosa. Tra noi e loro vi sono enormi differenze culturali, ma chi accoglie deve avere la pazienza di comprendere e rispettare le loro tradizioni. Viceversa, loro, grazie anche a questa attività, hanno capito che ci sono regole da rispettare diverse rispetto al loro paese. Spesso il lavoro che fanno le associazioni con questi ragazzi è fondamentale perché li proteggono da situazioni in cui rischiano di essere sfruttati e forniscono loro i mezzi per costruirsi un avvenire. Credo che sia stata un’esperienza importante per tutti quanti”.
Unire le forze per ridare vita a ciò che era stato abbandonato, inaugurando nuovi inizi. Pietro lo fa tutti i giorni nella sua carrozzeria. I ragazzi del Gambia lo hanno fatto per la cura del nostro territorio.
Alessandro Melioli
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