Vi aspettiamo per il #QUArtiereBeneComune

Riparte il lavoro con i cittadini nei Laboratori di Cittadinanza

Ripartono i Laboratori di Cittadinanza e, con essi, le opportunità per proporre e realizzare progetti per migliorare la qualità della vita dei quartieri della città, attraverso la collaborazione attiva tra cittadini e amministrazione.
Si riparte, giovedì 5 Ottobre, da S. Prospero Strinati, Tondo, Gardenia: quartieri prossimi alla città e ricchi di associazioni e cittadini attivi, portatori di storia e di storie da cui partire per ascoltare i nuovi bisogni e trovare soluzioni.
Seguiranno, giovedì 19 Ottobre, S. Maurizio, Villaggio Stranieri – Bazzarola poi, il 21, Regina Pacis, Bell’Albero Premuda, Orologio, Roncina e il 26 ottobre Cavazzoli e Roncocesi. Il 24 ottobre torneremo invece a Gavassa, Massenzatico, Pratofontana per rendicontare il lavoro svolto nel primo accordo e firmarne il rinnovo.

Per chi ancora non conoscesse il progetto “QUArtiere Bene Comune” ne parliamo con gli Architetti di Quartiere che seguiranno i prossimi laboratori in partenza.

In che cosa consiste il progetto “QUA” ?
QUA_Il quartiere bene comune” è il progetto promosso dal Comune di Reggio Emilia per valorizzare il protagonismo dei cittadini, singoli e associati. Il progetto è caratterizzato dalla collaborazione tra Comune e cittadini per dare vita a iniziative condivise che migliorino la vita delle persone e la qualità dell’ambiente urbano.
L’idea è che il quartiere dove si vive sia un bene comune di cui prendersi cura insieme.
Dalla collaborazione nasce un Accordo di cittadinanza che formalizza gli impegni reciproci all’interno di progetti strutturati.

Che cosa sono i Laboratori di cittadinanza e come possono partecipare i cittadini concretamente?
Il passaggio dalla partecipazione – intesa in senso tradizionale – al protagonismo responsabile, si concretizza nei “Laboratori di cittadinanza”, processi di lavoro nei quali i cittadini sono chiamati a corresponsabilità concrete che vengono formalizzate in un “Accordo di cittadinanza” per il miglioramento della vita nei quartieri sui temi della cura della città e cura della comunità. La figura di riferimento per questi percorsi è l’architetto di quartiere: un referente dell’Amministrazione attivo nell’ascolto dei bisogni del territorio e, insieme ai cittadini e alle associazioni, nella definizione dei progetti e delle azioni.
La forza di questo modello di partecipazione sta proprio nel modo in cui è strutturato il processo di lavoro: il “fare insieme” genera consapevolezze, mette in moto know how e condivisione di competenze, attiva il pensiero laterale che, a problemi “non standard” garantisce soluzioni personalizzate che si generano a partire dalle risorse che la comunità e l’amministrazione mettono a disposizione nel territorio di riferimento dell’accordo.
Proprio per questa capacità di pensare “oltre” alle soluzioni consolidate, sono nati progetti sui territori che prima non c’erano: ludoteche e sale di lettura in spazi liberi all’interno dei centri sociali, per renderli luoghi trasversali a tutte le età; percorsi ciclabili lungo carraie private e argini di bonifica, per collegare frazioni rurali in sicurezza; corsi di italiano per mamme straniere che, mentre studiano, possono lasciare i loro bambini di tutte le età al doposcuola organizzato appositamente nello stesso stabile. Sono solo alcuni esempi. Progetti da cui nascono anche storie ed esperienze che abbiamo deciso di raccontare sia attraverso questo blog sia con campagne di comunicazione dedicate in cui sono i cittadini protagonisti a “metterci la faccia”. Questo perché secondo noi è importante fare emergere quello che avviene nei territori e valorizzare l’impegno di chi lo rende possibile: è un modo di dare l’esempio, fare vedere che un modello di cittadinanza attiva e propositiva rispetto alla propria comunità di riferimento è possibile e che, insieme, amministrazione e cittadini possono arrivare laddove non arriverebbero da soli.

Quali sono i primi risultati del progetto?
A giugno 2017 abbiamo raggiunto i 15 accordi di cittadinanza sottoscritti da 404 soggetti – di cui 213 associazioni, 179 cittadini e 12 attività economiche – e che hanno coinvolto oltre 1.032 cittadini sui territori interessati a fronte di un bacino di popolazione di riferimento di 94.385 abitanti. Dagli accordi di cittadinanza sono nati 102 progetti sul territorio di cui 86 dedicati alla cura della comunità e 16 interventi infrastrutturali di cura della città.
Questi sono i “numeri” – spiegano gli architetti – poi c’è tutta la dimensione di relazioni e di empowerment delle comunità con cui abbiamo lavorato. Si sono creati nuovi network tra le persone e le associazioni, che si sono conosciute, hanno iniziato a lavorare insieme e a collaborare per realizzare progetti per il bene comune. I Laboratori di Cittadinanza sono stati occasioni per “incontrarsi” e “confrontarsi” e per lavorare insieme all’amministrazione in modo nuovo e diverso: non abbiamo chiesto solo di “pensare” a soluzioni ma anche di progettarle e agirle insieme, tenendo conto delle opportunità e dei vincoli che l’amministrazione porta con sé ma anche valorizzando le risorse informali e le disponibilità che ciascun cittadino e ciascuna comunità può offrire.
Abbiamo riscoperto luoghi, coinvolto persone, creato e riattivato legami. Abbiamo lavorato in team sia con i colleghi sia con i cittadini, ricostruendo una dimensione in cui l’obiettivo della progettazione era rispondere ad un bisogno della comunità attraverso risposte non per forza standard: generare soluzioni nuove che poi, magari, potranno diventare modelli di interventi da replicare su altri territori in futuro.

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