Rigenerare il Parco del Legno: la forza di una comunità in azione

Alla scoperta della trasformazione in atto e della magica festa Silvano Urbano

Nel cuore di Reggio Emilia, a due passi dal centro storico, un gruppo di cittadini, associazioni, scuole e diverse realtà locali sta lavorando insieme per dare nuova vita al Parco del Legno di Via Cecati, nel quartiere Gattaglio, da tempo in disuso. Questo non è solo un progetto di rigenerazione fisica del parco, con l’obiettivo di renderlo di nuovo aperto e fruibile alla cittadinanza, ma un esempio straordinario di come le relazioni possano essere il cuore pulsante di un cambiamento positivo nella comunità e di sviluppo dei territori. In questo articolo, esploreremo come il laboratorio partecipativo ha messo al centro le relazioni e come questo approccio sta trasformando il parco in uno spazio speciale per la città. Ma non solo! Leggi tutto e immergiti nella magia della festa Silvano Urbano, che ha incantato tutti.

Questa avventura, lanciata circa un anno fa dal Comune con il Laboratorio di cittadinanza, all’interno del progetto QUA-Quartiere Bene Comune, ha visto associazioni, residenti, scuole, assegnatari dell’area del vivaio, rappresentanti delle Consulte e Architetti di quartiere lavorare in sintonia. Il risultato? L’emergere di un gruppo locale di presidio e cura e uno progetto di recupero dalle caratteristiche uniche che sta prendendo vita. Ecco come è nata questa straordinaria sinergia!

Ampliamento della rete

Una delle prime sfide affrontate dai partecipanti al laboratorio è stata quella di allargare la rete di persone coinvolte. Ma qui sta il punto fondamentale: questa espansione non è stata forzata dall’alto, ma è stata una scelta autonoma dei partecipanti. Hanno identificato soggetti affini nella comunità e li hanno invitati a unirsi al laboratorio. Questo ha creato una rete più forte e coesa di individui con una passione comune per il parco e il quartiere.

Un approccio “leggero”

Le iniziative di riutilizzo dei parchi corrono il rischio di tradursi in costose infrastrutture e perdere il contatto con la natura stessa del luogo. Nel caso del Parco del Legno, la scelta del gruppo di lavoro è stata diversa. Qui, si sta lavorando in modo “leggero”, senza cercare di trasformare il parco in un’attrazione ad ogni costo. Il risultato è un parco rustico e senza tecnologia, un luogo dove è possibile riscoprire la natura, anche quella selvatica, che la città ha da offrire. Invece di domare la natura, si sta valorizzando come una peculiarità del parco.

Relazioni con il contesto

Uno degli aspetti più forti di questo laboratorio è la sua capacità di creare relazioni autentiche con il contesto circostante. I partecipanti sono in sostanza vicini “di casa”, che mantengono centrale nei loro progetti e azioni l’idea che il parco è un’infrastruttura comune e di quartiere, un luogo che dovrebbe unire la comunità. Questo approccio ha spinto molte attività a partire da luoghi, come il Nido, il centro sociale Gattaglio e la Casa delle Storie, verso il parco, rafforzando così il senso di appartenenza alla comunità.

Affrontare i conflitti

Nessun processo partecipativo è privo di sfide, e nel caso del Parco del Legno, i conflitti non mancano. Sicurezza notturna, spaccio e vandalismo sono problemi che vengono affrontati di petto. Tuttavia, anziché relegare questi problemi alla responsabilità del Comune, il laboratorio si è posto l’obiettivo di formare un gruppo di presidio attivo. La sicurezza è diventata un argomento di discussione, ma non l’unico. Il gruppo ha compreso che solo collaborando e affrontando questi problemi insieme possono essere risolti in modo duraturo.

L’evento speciale Silvano Urbano: due giornate di apertura e riscoperta del Parco

Mentre il laboratorio partecipativo continua, con relazioni e collaborazioni sempre più forti, il 23 settembre e il 7 ottobre (doveva essere un fine settimana, ma il maltempo si è messo di traverso, costringendo a rimandare parte del programma), si è svolta la festa Silvano Urbano: due giorni speciali di apertura del Parco del Legno e di sperimentazione di uso temporaneo, organizzati all’interno del laboratorio da tutto il gruppo di lavoro, insieme agli Architetti di quartiere del Comune e con l’adesione di tante realtà del territorio.

Questi due giorni sono stati dedicati a celebrare la rigenerazione del parco, la sua presenza nel contesto urbano e riscoprire la sua bellezza naturale, un po’ selvatica. Giorni per esplorare il parco in modo nuovo e connettersi con la comunità del quartiere Gattaglio, dove il parco si trova. Giorni di festa, di scoperta e di connessione. Tante risate, occhi pieni di meraviglia…

Come ci raccontano due delle organizzatrici (ci scuseranno gli altri del gruppo di lavoro, non potevamo sentirvi tutti), Sara Ferrari titolare di Fiori Ribelli, il vivaio che ha ricevuto in concessione dal Comune parte dell’area verde in cambio della disponibilità a collaborare alla sua apertura, e Laura Visalli di Rigenera, la cooperativa che gestisce le attività di animazione del Centro Sociale Gattaglio, mondi diversi ma stesso senso di responsabilità verso la comunità.

Una prima esperienza memorabile

“Sono state due giornate straordinarie – condivide Sara, con il sorriso nella voce – è la prima volta che il gruppo si cimenta nell’organizzazione di un evento del genere, la risposta è stata sorprendente. Hanno partecipato in tanti e vedere il parco animato da tante persone unite nella condivisione di attività legate alla natura è stato davvero emozionante. Per molti, questa è stata la prima volta che hanno scoperto e visitato il parco. La sua chiusura prolungata e la posizione leggermente nascosta nel cuore della città avevano fatto sì che molti non lo conoscessero”.

Laura del Centro Sociale Gattaglio condivide la sua prospettiva sulla festa: “Il risultato è stato molto bello e piacevole; il parco era pieno di famiglie e giovani. Data la mancanza di strutture, è stata un’esperienza laboratoriale basata sul principio di fare il meglio con quello che avevamo a disposizione. In questo senso, sentiamo di aver raggiunto l’obiettivo che ci siamo posti.”

La magia del parco: uno spazio naturale e selvaggio

Sara riflette sulla natura unica del parco: “Questo posto è davvero magico; la sua essenza è naturale, lo spazio è ora pulito e accessibile, privo di arredi e infrastrutture. Mi ha colpito particolarmente lo sguardo dei bambini e il loro approccio completamente libero al gioco nella natura. Mentre molti adulti vedevano la mancanza di panchine e altalene, i bambini vedevano castagne, foglie, colline, erba e tutto ciò che li stimolava a esplorare e a usare la loro creatività. Qui trovano uno spazio di osservazione, scoperta e gioco libero. È questo tipo di connessione che il nostro gruppo nel laboratorio partecipato cerca di promuovere”.

“Entrando dal cancello su Via Beretti – descrive Laura, colpisce in modo particolare l’atmosfera che si respira. Si ha la sensazione di entrare in un giardino segreto, una prospettiva molto bella. Il contrasto tra il verde del parco e le architetture inconsuete che spuntano sul confine con il cimitero monumentale crea un paesaggio a tratti surreale, che non ci si aspetterebbe di trovare in città.”

Alcune delle prime persone che hanno usufruito del parco, che ora è aperto tutti i giorni negli stessi orari del vivaio – riporta Sara – sono state persone a passeggio con i loro cani, poi gruppi di ragazzi, ho visto anche delle giovani donne con carrozzine e passeggini che stendevano un telo a terra e trascorrevano la mattinata qui. C’è un ragazzo che viene ad allenarsi. Queste esperienze sono possibili al Parco del Legno proprio grazie alla sua natura selvaggia e poco addomesticata. È un parco “esperienziale” in cui è possibile svolgere una varietà di attività. Durante la festa, abbiamo proposto giochi tradizionali come il tiro alla fune, esplorazioni della flora e della fauna, narrazioni e laboratori. Questo ha reso felici sia i grandi che i piccoli. Inoltre, il mercato di prodotti artigianali, ecologici e locali è stato molto apprezzato. Questi feedback preziosi ci aiuteranno a sviluppare ulteriormente il progetto e le attività da proporre”.

L’energia e la magia che hanno reso Silvano Urbano un momento chiave nella rigenerazione del parco e come ha coinvolto attivamente la comunità, si possono vedere e sentire direttamente dalla prospettiva dei partecipanti, in questo coinvolgente video (con immagini riprese da Alessandro Scillitani e Filippo Cantarelli e il montaggio di Alessandro Scillitani) che ti invitiamo caldamente a guardare:

Maggiore consapevolezza per il futuro

Laura riflette sulle lezioni apprese: “Quello che portiamo a casa per lo sviluppo del progetto è una maggiore consapevolezza, su cosa ha funzionato e su ciò che c’è da migliorare nello sviluppo del progetto partecipativo di co-gestione e animazione di uno spazio pubblico. Andrebbe ulteriormente rafforzato il dialogo tra di noi e con le attività e i partner coinvolti o interessati, per il bene della comunità. La rigenerazione del Parco del Legno, così come altre in corso nel quartiere Gattaglio, non può che influire positivamente su quel processo di rinnovamento urbano, sociale ed umano che stiamo vivendo qui. Abitare spazi di qualità migliora la qualità della vita.”

Prima di salutarci, chiedo a Sara una battuta sul suo progetto personale, perché in effetti Sara, insieme con il suo compagno e cofondatore di Fiori Ribelli, ha scelto di stabilire qui l’attività, chiudendo coraggiosamente un negozio nel centro città e aprendo il loro vivaio etico. “Per Fiori Ribelli è una nuova partenza, ma ci crediamo fortemente. Crediamo che il legame tra il progetto di rigenerazione e apertura del parco e l’attività del vivaio offra molte possibilità per entrambi. Camminiamo insieme verso un futuro più verde.”

La festa Silvano Urbano ha dimostrato che la visione del Laboratorio di cittadinanza sta prendendo forma con successo. La comunità è pronta a abbracciare il ritorno alla natura selvatica nel Parco del Legno. La bellezza e la condivisione che c’è stata continueranno a ispirare e guidare il percorso del laboratorio, un’efficace esempio di come gli aspetti relazionali possano essere messi al centro di un processo di cambiamento comunitario. Qui, le relazioni sono la linfa vitale che sta alimentando la trasformazione del parco e del quartiere.

Foto del Comune di Reggio Emilia

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