A prima vista può sembrare impossibile. Impossibile che, in periferia, lontano dal centro cittadino, dai viali di circonvallazione, dagli assi di attraversamento della città ci sia un problema di mobilità. O meglio: di possibilità di scegliere di usare la bici e sentirsi tranquilli.
Nei quartieri periferici? Dove i contadini hanno i campi e lavorano la terra?
Si, nella prima periferia urbana di Reggio Emilia i quartieri e le frazioni sono caratterizzati da un’ampia estensione del territorio rurale ed agricolo. I centri abitati, gli agglomerati di residenze, anche di recente costruzione o ristrutturazione, sono inseriti in un contesto ambientale e paesaggistico di alto valore, ma dove le strade sono ancora quelle che sopportavano il solo transito di mezzi agricoli e poco altro. Oggi invece, a parità di caratteristiche, servono decine e decine di nuovi residenti che, spesso, hanno esigenze di mobilità del tutto simili a quelle di coloro che vivono all’interno della città consolidata. Perché le esigenze di spostamento, frequenti e plurime, anche nell’arco della stessa giornata, sono dettate dagli stili di vita, dalle esigenze del lavoro ma anche della cura dei figli e dei parenti.
In queste strade, piccole e strette, fiancheggiate da terreno agricolo o da un canale per l’irrigazione, chi prende la bici corre dei rischi.
E’ per questo che, all’interno dei Laboratori di Cittadinanza, è emersa più volte l’esigenza dei cittadini di creare collegamenti alternativi e complementari alla rete delle ciclovie urbane “ufficiali”, generando nuove connessioni e percorsi in grado di mettere in rete i servizi dislocati sul territorio, i luoghi di incontro e aggregazione e le persone che li vivono e li animano.
Raggiungere la scuola, collegare la parrocchia al centro sportivo, tornare a casa in bici dopo aver giocato a pallone nel campetto del centro sociale, attraversare il centro abitato in sicurezza anche quando una frazione sorge sulla Via Emilia: sono esigenze legittime e vanno soddisfatte.
Nei Laboratori di cittadinanza abbiamo provato a trovare una soluzione alternativa, senza passare dall’ipotesi di realizzare ex novo piste ciclabili tradizionali.
Da qui sono nate le “connessioni rurali”, che prendono il via sabato 23 a Masone, dove inaugureremo il primo piccolo tratto del percorso che diventerà a breve “ufficiale” e si configurerà come una soluzione destinata a diventare un modello possibile di intervento nei quartieri in cui l’esigenza della mobilità sostenibile è ancora insoddisfatta.
Ci parla del progetto l’Architetto di Quartiere che ha seguito l’accordo di Masone, Marmirolo, Castellazzo e Roncadella.
Come è nata l’idea?
“Nel corso del 2015 e 2016, all’interno di diversi Laboratori di cittadinanza di ambiti frazionali (Masone, Marmirolo, Roncadella, Castellazzo – Gavasseto, Sabbione – Gavassa, Pratofontana, Massenzatico – Rivalta, Coviolo) è emersa l’esigenza di una maggiore sicurezza negli spostamenti a piedi e in bicicletta, sia tra le frazioni che – in alcuni casi – verso il capoluogo.
Le comunità frazionali presenti sul territorio offrono diversi servizi (scuole, spazi aggregativi, centri sociali, ecc…) ma nessuna frazione è autosufficiente rispetto alle altre e rispetto al centro cittadino. In questo contesto, la mancanza di servizi sul territorio è stata sopperita da una rete di relazioni spontanea ed efficace, che ha permesso la realizzazione di progettualità, costituite in auto-organizzazione. Come sono coese le relazioni all’interno dei nuclei frazionali, così invece faticano a concretizzarsi tra frazione e frazione. E questo soprattutto a causa della difficoltà di spostamento. Le difficoltà negli spostamenti infatti e, in particolare, la mancanza di sicurezza sulla viabilità per gli utenti deboli e l’assenza di collegamenti protetti dedicati a pedoni e ciclisti rappresentano un ostacolo alla creazione di una rete di socialità solida e attiva.
Parallelamente, è emersa la proposta di approfondire la conoscenza del proprio territorio, come una chiave per ricostruire i legami di comunità magari proprio quando sono più sfilacciati o comunque allentati a seguito dei cambiamenti nei residenti e delle mutate abitudini di vita. In questa ottica i percorsi sono un’occasione di scoperta del paesaggio, delle acque della pianura, delle bellezze del nostro territorio e possono fare parte di una più ampia rete di itinerari escursionistici.
A partire da queste due esigenze – e visti i limiti delle risorse disponibili – abbiamo proposto ai cittadini di lavorare insieme per provare a dare una risposta combinata a questi due temi, sfruttando come opportunità la natura rurale del territorio (spesso vista come un ostacolo alla mobilità sostenibile). Abbiamo ragionato su come mettere a sistema questi due tematismi forti che contraddistinguono il territorio, partendo dal basso, fornendo un’alternativa di movimento quotidiana ed efficace. E, insieme ai , ci siamo messi a disegnare sulla carta e a percorrere argini, carraie, strade minori in cerca della soluzione migliore. Ognuno ci ha fornito il suo punto di vista e abbiamo piano piano messo su carta tutte le sollecitazioni raccolte durante i sopralluoghi”.
Qual’è stato il risultato di questa collaborazione tra Comune e Cittadini?
“È nato il progetto “Connessioni rurali”, che è diventato oggi un progetto di rete e sta per essere inserito all’interno del PUMS del Comune: una rete di itinerari che possa garantire il collegamento tra i centri minori a piedi o in bicicletta, attraverso interventi sulla rete stradale minore, e l’utilizzo di percorsi rurali quali alzaie, argini, sentieri e carraie, al fine di potenziare e connettere le reti degli itinerari ciclabili e dei percorsi pedonali.
Operativamente come avete lavorato?
“Subito non è stato semplice individuare i percorsi e capire operativamente come concretizzare il progetto: essendo una soluzione sperimentale, non avevamo punti di riferimento e quindi abbiamo costruito insieme agli uffici tecnici del comune, alla Bonifica, proprietaria degli argini dei canali, e ai privati coinvolti una “procedura” di lavoro condiviso. Questi percorsi – prosegue l’Architetto di quartiere – vengono individuati in specifici tavoli di lavoro, e composti da cittadini, tecnici comunali dell’ufficio mobilità e tecnici del Consorzio di Bonifica. Una volta individuata, sulla carta e in modalità condivisa, la soluzione, si pone il tema di come realizzarla perché i tratti del percorso insistono su terreni che non sono del Comune e quindi non sono in disponibilità. A quel punto, a Masone, che è stato il primo caso di successo, i partecipanti ai tavoli di progettazione sono diventati anche “ambasciatori” del progetto, e ci hanno aiutato nell’ingaggio dei proprietari privati dei terreni a cui era necessario spiegrae il senso dell’operazione, le caratteristiche tecniche dell’intervento e acquisire il consenso formale alla collaborazione. Perché, in quel caso, devi passare su proprietà privata e quindi devi chiedere l’autorizzazione a farlo.
La realizzazione del tratto di posta rurale non è tuttavia sufficiente. E’ necessario, infatti, intervenire anche sulla moderazione del traffico perché non basta creare nuovi collegamenti sicuri; occorre rendere sicuri anche i collegamenti esistenti.
Per questo agiamo su un doppio fronte: da una parte disegniamo un circuito che comprendeuna vera e propria “connessione rurale”, consistente in un consolidamento del terreno con finiture in ghiaia lungo l’argine di un canale di bonifica, o sui terreni agricoli, e dall’altra programmiamo interventi di moderazione della velocità su alcune strade minori attraverso segnaletica orizzontale e verticale
A proposito di segnaletica, abbiamo pensato di caratterizzare anche graficamente queste soluzioni in modo da renderle molto visibili. Quindi è stata realizzata una segnaletica ad hoc che caratterizzerà tutti i percorsi rurali della città e che contiene sia la spiegazione del progetto, ma soprattutto le indicazioni di comportamento da tenere lungo la greenway”.
Il laboratorio che si trova nella fase più avanzata di co-progettazione con i cittadini è quello di “Masone, Marmirolo, Roncadella, Castellazzo” che sabato 23 attiverà il percorso definito con loro: è stato individuato l’argine del canale S. Maurizio, che corre parallelo alla via Emilia, sul quale verrà realizzato un intervento per portare il tracciato al livello di sicurezza e percorribilità facendolo poi corrispondere ad un itinerario ciclo-escursionistico di tipo E. La nuova greenway consentirà il collegamento tra Castellazzo e Marmirolo, percorrerà l’argine del canale di bonifica e due assi minori, su cui è stato applicato, poi, un intervento di moderazione del traffico. L’idea è che questo progetto diventi un prototipo da estendere in altri ambiti rurali del territorio per favorire i collegamenti tra le frazioni attraverso soluzioni “fuori standard” rispetto ai tracciati delle ciclovie “ufficiali” che si muovono sugli assi stradali portanti”.
Le “connessioni rurali”, quindi, sono il frutto di un “lavoro di squadra”: dalla progettazione alla realizzazione. Chi sono stati i partner dell’Amministrazione in questo progetto?
La realizzazione di questo progetto è stata resa possibile grazie alla collaborazione preziosa del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, con il quale è stato sancito un protocollo di intesa per la promozione di un sistema a scala cittadina di “Connessioni rurali per la mobilità sostenibile e per la conoscenza del territorio e del paesaggio”; il Consorzio infatti, oltre alla sua pubblica funzione finalizzata alla difesa del suolo, svolge un’importante attività di valorizzazione di territorio e paesaggio, tramite la realizzazione di progetti culturali e itinerari storico – ambientali, per una loro fruizione sostenibile. Gli altri partners di progetto sono la scuola Primaria di Marmirolo e i cittadini di Masone, Marmirolo, Roncadella e Castellazzo che hanno partecipato attivamente allo studio dei percorsi per le proprie frazioni oltre a collaborare allo sviluppo di attività ed iniziative culturali ed educative connesse al tema del territorio rurale e del paesaggio in collaborazione con l’Associazione WWF Reggio Emilia.
Per saperne di più, scarica il folder dedicato al progetto ‘Connessioni rurali’.
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