Botteghe di quartiere 2022, luoghi aperti del saper fare, per la città di domani

Un progetto di innovazione urbana, tra riuso e creatività

    Nascono le prime tre Botteghe di quartiere di Reggio Emilia, progetto di innovazione urbana che il Comune di Reggio Emilia realizza nell’ambito di ‘Qua – Quartiere bene comune’ in collaborazione con l’architetto Francesco Bombardi, chiamando professionisti e creativi a partecipare e candidarsi alla loro gestione (qui il bando). 

    Si tratta di spazi pubblici rigenerati e restituiti alla città, ripensati come luoghi aperti del saper fare, per professionisti che operano nell’ambito della cultura del progetto e del design, ai quali è offerta la possibilità di usare gratuitamente un locale pubblico per farne la sede della propria attività professionale, in cambio della disponibilità a mettere il proprio sapere e saper fare a disposizione della comunità, attraverso consulenze, laboratori, visite, mostre, incontri per il quartiere.

    Ce lo racconta Francesco Bombardi, ideatore del progetto, architetto che nel suo percorso professionale ha sviluppato una personale ricerca su progetto, design, produzione, innovazione sociale, che ci spiega meglio in cosa consiste e perché potrebbe trattarsi di un prezioso strumento di rigenerazione umana, oltre che urbana.

    Qual è l’idea iniziale che ha ispirato questo nuovo progetto?

    “Abbiamo pensato le Botteghe di quartiere come laboratori, occasioni di confronto in cui si produce apprendimento, come luogo d’incontro in cui scambiare conoscenza e conoscenze, e, ben venga, per realizzare progetti imprenditoriali, agendo in maniera collaborativa.

    Nell’era della globalizzazione, di Internet e dei tutorial, che vede indebolirsi le reti di prossimità sociale, il linguaggio universale del laboratorio, lo scambio di saperi e competenze, può stimolare l’intelligenza della comunità, creare cittadinanza. Bisogna fare in modo che questo possa avvenire, come un contributo di valore alla crescita della città”.

    Sostieni che per farlo possiamo trarre insegnamento dal Rinascimento

    “Sì, le Botteghe di quartiere si ispirano alla bottega rinascimentale, che rappresentava un luogo di produzione del sapere, dove confluivano conoscenze già acquisite e nuove teorie, soprattutto un luogo del fare aperto alla città, alla collaborazione spontanea e diretta.

    Brunelleschi, Michelangelo e Giotto nelle loro botteghe costruivano i modelli delle loro opere e dei grandi cantieri, ricevevano committenti, artigiani, apprendisti, costruttori. La condivisione dei saperi ha prodotto i miracoli che sappiamo”.

    In effetti le Botteghe di Quartiere 2022 attualizzano questo precedente storico in una duplice dimensione, da una parte lo aggiornano all’era delle nuove tecnologie e delle nuove modalità di lavoro che esse comportano; dall’altra, favoriscono la partecipazione dei cittadini, degli abitanti del quartiere e dei ragazzi delle scuole, secondo un principio collaborativo, in modo tale da innescare processi di valorizzazione integrata dei luoghi e delle comunità in una prospettiva di cultura di vicinato e di long life learning.

    La vision è chiara, parliamo di un nuovo umanesimo…

    “L’uomo è al centro, proiettato verso un nuovo umanesimo, con uno spirito laboratoriale inclusivo che fa leva sul linguaggio universale del fare. La Bottega di quartiere è un luogo aperto e popolato da professionisti, cittadini sempre più attenti e competenti, persone con fragilità, studenti, che avranno occasioni d’incontro come mezzi di arricchimento, sia del proprio sapere e saper fare, sia del proprio valore in quanto persone, in quanto cittadini”.

    Per l’Amministrazione la sfida è quella di integrare il riuso di spazi pubblici inutilizzati nei quartieri con il consolidamento delle reti di comunità, in sinergia con i progetti territoriali di protagonismo civico che ha già messo in campo, come i Laboratori di Cittadinanza e le Case di Quartiere, i due importanti percorsi di co-progettazione e co-gestione dei beni comuni urbani.

    Anche la geografia ha la sua importanza, dove si trovano le Botteghe?

    “Le Botteghe di quartiere si trovano in luoghi di forte passaggio, con una relazione diretta con la strada e con lo spazio pubblico (aperture, portici, vetrine), con aree accessibili per incontri di gruppo e visite delle scuole e aree più dedicate alla preparazione e alla gestione delle attività.

    Le Botteghe di quartiere fanno rete e scambiano competenze e valore anche tra un quartiere e l’altro, costruiscono e restituiscono insieme un valore alla città. Sono spazi vuoti o da riqualificare, elementi qualificanti di un più ampio piano di rigenerazione urbana dei quartieri”.

    I primi tre individuati dall’Amministrazione, con la prospettiva di estendere poi il progetto ad altri quartieri della città, sono: l’edificio che ospitava il Corpo di guardia della Polveriera in Via Terrachini 18 (quartiere Mirabello), i locali che ospitavano il deposito e il meccanico di biciclette in Via San Pietro Martire 2/E (Centro Storico) e lo spazio di Via Fontana 21/A (quartiere Baragalla).

    Qual è l’identikit del gestore ideale della Bottega di quartiere?

    “I partecipanti sono professionisti, creativi, che operano nell’ambito della cultura del progetto e del design, in svariate aree di competenze ritenute strategiche per le politiche di trasformazione urbana: comunicazione, servizi, verde, cibo, manutenzione, spettacoli, musica, digitale.

    Devono condividere i valori fondanti il progetto e quindi sottoscrivere con l’Amministrazione, ovvero con la comunità di riferimento, un accordo di scambio che li impegna a mettere a disposizione degli altri le proprie competenze e relazioni, a condividere le idee progettuali.

    Propongono attività, laboratori, workshop, incontri, attribuendo significato e valore al confronto, visto come opportunità di crescita personale e delle proprie conoscenze.

    Questa figura è anche caratterizzata da alcune, ben precise competenze ‘soft‘: curiosità, capacità di ascolto, apertura allo scambio. Il tutto accompagnato dalla capacità e dalla motivazione a mettersi in gioco”.

    Salutiamo l’architetto Bombardi con un grazie per la sua visione, basata sui principi dell’onestà intellettuale, della passione per ciò che si fa (e per ciò che si è), che ben si integra con la visione della città di Reggio Emilia di un futuro urbano sostenibile e a misura d’uomo, impazienti di scoprire come professionisti e creativi risponderanno alla chiamata! 

    > Il termine per la presentazione delle candidature è il 04 aprile 2022.

    > Scopri più info qui: https://www.comune.re.it/botteghediquartiere

    > Bando Botteghe di Quartiere


    Francesco Bombardi
    Architetto, Laurea al Politecnico di Milano con studi presso ETSAB di Barcelona e Domus Academy Milano. Nel 2012 progetta e dirige il Fab Lab di Reggio Emilia promosso da REI ; nel 2015 costruisce il primo concept di Fab Lab sul cibo, l’Officucina, per il Master Food Innovation Program con UNIMORE. Dal 2015 si occupa di progettazione di spazi per la Ricerca e Sviluppo e Laboratori per le Scuole (premio ADI index, German Design Award, Frame Award 2018 come “Best learning space of the year”) con un forte indirizzo su economia circolare e un approfondimento di ricerca su Food Experience in ambito Aerospaziale. Nel 2019 progetta il laboratorio Food Shuttle di Cirfood per le mense scolastiche; nel 2021 presenta il laboratorio “iVulcani”, progettato per Coopselios, al Padiglione Italia presso l’Esposizione Universale di Dubai, come caso di eccellenza in ambito Educational. Insegna Industrial Design a Reggio Emilia presso il Dipartimento di Ingegneria, UNIMORE e al Master in Food Design Presso il Politecnico di Milano. Progetta e autoproduce sussidi didattici a supporto di una personale sperimentazione, come Atelierista per Coopselios, nelle scuole. www.francescobombardi.it

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    15 − dieci =

    Go to top